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Violenza sulle donne: Lamorgese, un pacchetto con le nuove norme in Cdm

'Spero la prossima settimana. Necessario un aumento della pena minima edittale' ha precisato la ministra

I numeri sono quelli di un'emergenza: 109 donne uccise dall'inizio dell'anno, una ogni tre giorni. Di queste, 93 in ambito familiare o affettivo, 63 per mano del partner o dell'ex. Mediamente 89 donne ogni giorno sono vittime di un reato di genere, nel 62% dei casi l'autore è la persona con cui hanno o avevano una relazione. "E' necessario proseguire nell'attività di prevenzione svolta dalle nostre Forze di polizia ed agire con norme più incisive", ha detto la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese a Catania per la campagna della Polizia 'Questo non è amore'. Ha spiegato che sta prendendo forma un nuovo pacchetto di interventi, che potrebbero arrivare in Consiglio dei ministri la prossima settimana. "Certamente - ha spiegato - c'è l'esigenza di una modifica del minimo delle pene edittali per potere poi procedere con strumenti di prevenzione più efficaci". In questo modo sarebbe infatti possibile l'estensione ai violenti dell'arresto obbligatorio in flagranza (previsto dal codice nel caso di reati con una pena minima di cinque anni).

L'obiettivo delle nuove misure sulla violenza sulle donne cui stanno lavorando le ministre di Interno e Giustizia, Lamorgese e Marta Cartabia, insieme alle colleghe Mariastella Gelmini, Elena Bonetti e Mara Carfagna, è quello di prevenire le violenze rendendo complicata la vita a chi maltratta con misure effettivamente incisive, più che isolare le donne per tutelarle meglio. Uno dei punti è la possibilità di procedere d'ufficio per i reati che rientrano nel perimetro della violenza domestica, senza la necessità che la persona offesa sporga querela. E il braccialetto elettronico per chi è destinatario dell'obbligo di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa: se il braccialetto viene rifiutato scattano gli arresti domiciliari. Sul tavolo c'è poi la proposta, avanzata nelle scorse settimane da Gelmini di assegnare una tutela simile a quella dei testimoni di giustizia alle donne che denunciano violenze. "L'attuale sistema incentrato sulle case rifugio e sui centri antiviolenza è importante, e il Codice Rosso è sempre più decisivo", ora però, secondo Gelmini, "è arrivato il momento di fare un passo in avanti, e prevedere a favore della vittima nuove misure di protezione, ma anche un supporto economico, sociale e lavorativo".

Sono in aumenti quest'anno gli omicidi in cui la vittima è donna: 109 dal primo gennaio, contro i 101 dello stesso periodo dell'anno scorso (+8%), le donne uccise dal partner o dall'ex sono 63, erano 59 lo scorso anno (+7%). In un caso su due è stato utilizzato un coltello, quattro donne su 10 hanno lasciato figli piccoli. Secondo i dati della Direzione centrale anticrimine, diffusi alla vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione delle violenza contro le donne, nel 34% dei casi di violenza di genere l'autore è il coniuge o il compagno, nel 28% l'ex, nel 13% su tratta di un genitore o del figlio. La più alta incidenza di donne che denunciano di aver subito maltrattamenti o altri delitti di genere viene registrata in Sicilia (172 ogni 100mila abitanti), seguita dalla Campania (152), e secondo la Polizia viene smentito il luogo comune che al Sud ci sia una scarsa propensione a rivolgersi alle forze dell'ordine. Sempre di più provano a fermare la violenza: lo scorso anno le chiamate al numero antiviolenza e antistalking 1522 sono aumentate dell'80%. E questa è "la sfida più grande", come ha sottolineato il Capo della Polizia, Lamberto Giannini: convincere ogni singola vittima di violenza "ad uscire dal silenzio": "Dobbiamo impegnarci affinché la denuncia sia un fatto normale".    

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