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Migranti, la rotta al contrario di Giovanni

Dall'Italia in Tunisia, vive felice ad Hammamet con la sua barca

(di Francesco Nuccio) (ANSA) - PALERMO, 02 AGO - "Qui in Tunisia si vive da Dio, è un paese meraviglioso, tollerante, ospitale. In Italia non ci tornerei mai più". Parola di Giovanni Chiappisi, 66 anni, giornalista in pensione, che dal 15 febbraio 2019 è residente ad Hammamet, dopo avere percorso al contrario con la sua barca a vela la rotta che ogni giorno centinaia di migranti affrontano partendo dalle coste tunisine verso la Sicilia.
    Giovanni può raccontare da un osservatorio privilegiato l'emergenza migranti di queste settimane, sia perchè conosce molto bene le vicende politiche italiane, che ha seguito per anni come cronista, sia perchè è un testimone oculare di quanto sta accadendo sull'altra sponda del Mediterraneo. "Questo flusso di persone - spiega - non potrà essere fermato nemmeno con le navi militari. E' gente disperata, che fugge dalle guerre, dalla miseria, dalla fame. La maggior parte proviene dai paesi sub sahariani ed è entrata nel sud della Tunisia dalla Libia, perchè ormai in quel paese la situazione è ingovernabile. Ma ci sono anche molti tunisini che non riescono più a tirare avanti. La pandemia ha messo in ginocchio il turismo, che rappresentava il 30% del Pil nazionale, e adesso molti abitanti del Paese sono ormai in una situazione di assoluta indigenza". Il giornalista sottolinea che la Tunisia, secondo l'Oms, è stato uno dei cinque Paesi al mondo che ha gestito meglio l'emergenza sanitaria causata dal Covid 19, ma proprio le rigide misure legate al lockdown hanno gettato sul lastrico migliaia e migliaia di persone: "Per loro la traversata verso l'Italia e l'ingresso in Europa - spiega - rappresenta l'unica chance di salvezza".
    Giovanni Chiappisi ha vissuto una vita che assomiglia alla trama avventurosa di un romanzo: ha cominciato la sua carriera di giornalista in Germania, poi è tornato in Italia dove ha lavorato al Giornale di Sicilia prima di mollare tutto e trasferirsi in Brasile dove aveva aperto un ristorante ("un paese bellissimo ma dove non potrei più tornare a vivere con un presidente come Bolsonaro"). Nel 2012 è andato in pensione e con la liquidazione ha comprato Horus, una splendida barca a vela con la quale ha girovagato in questi anni per il Mediterraneo prima di puntare la prua verso Hammamet, il luogo che evoca l'esilio dorato di Craxi oggi 'buen retiro' di un migliaio di pensionati italiani che preferiscono trasferirsi qui per pagare meno tasse: "E' vero - ammette Giovanni - qui si versa solo il 5% di Irpef. E con il costo della vita che è un terzo rispetto all'Italia un pensionato fa la vita da nababbo. Ma io ho deciso di venire in Tunisia perchè è un paese che amo: qui la gente ti sorride per strada, sembra di vivere nella Sicilia di 40 anni fa, quando dicevamo agli stranieri 'mia casa tua casa'. L'Italia è diventato un Paese dove ormai regnano l'odio e la rabbia. Non potrei mai più tornare a vivere lì".
    Quando era ancora un giornalista Giovanni Chiappisi decise di sperimentare sulla sua pelle cosa vuol dire il razzismo: si annerì la pelle del viso con del lucido nero, si travestì da 'Vu cumprà' e cominciò a battere le strade di Palermo per raccontare come venivano trattati i migranti. Quell'inchiesta, pubblicata dal suo giornale gli valse il riconoscimento di "Cronista dell'anno". E anche oggi Giovanni continua a battersi come un leone contro ogni forma di pregiudizio: "Sento i commenti alla tv italiana di alcuni politici che bollano i migranti come 'terroristi, ladri, criminali, infetti'. Certo, ci saranno tra di loro anche dei poco di buono. Ma io ricordo quando andavo all'estero e venivo apostrofato come 'mafioso' da parte di chi dimenticava che anche Falcone e Borsellino erano siciliani".
    (ANSA).
   

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