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Punta Giglio: Parco di Porto Conte a rischio "sfratto"

ANSA/Punta Giglio

Punta Giglio: Parco di Porto Conte a rischio "sfratto"

L'area è proprietà privata, sfumato accordo si va in Tribunale

ALGHERO, 21 aprile 2021, 11:20

Redazione ANSA

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DI GIAN MARIO SIAS

Il Parco naturale regionale di Porto Conte potrebbe essere presto "sfrattato" da Punta Giglio. A deciderlo sarà il Tribunale civile di Sassari, al quale si è rivolta la Borgosesia Spa, società per azioni quotata in Borsa, proprietaria esclusiva di metà del promontorio di Punta Giglio, nel cuore del Parco, mentre l'altra metà la possiede in comproprietà indivisa con la Regione Sardegna. Per evitare la causa e non rischiare di perdere quello che considera uno dei suoi gioielli, il Parco il 29 aprile si troverà con i responsabili di Borgosesia in un ufficio di mediazione a Sassari. È un passaggio obbligatorio, per cercare per l'ultima volta un accordo che soddisfi la proprietà in cambio della sua rinuncia a Punta Giglio.

Che il promontorio sia una proprietà privata si sa dal 2019. Da allora è sfumato ogni tentativo di arrivare a una soluzione che non privi la comunità dell'area, il cui valore è inestimabile sul piano ambientale, ma non economico: un'azione separata, promossa come la precedente dall'avvocato Stefano Carboni per conto di Borgosesia Spa, sollecita al Tribunale un accertamento tecnico preventivo con finalità conciliative. In pratica, un perito si confronterà con i proprietari per attribuire un valore all'area indivisa e rendere possibile una successiva contrattazione.

Dopo l'acquisizione dell'area - risalente a due anni fa - e in attesa di un accordo definitivo, l'anno scorso Borgosesia Spa sottoscrisse col Parco un contratto di comodato d'uso gratuito di sei mesi, da luglio a dicembre 2020. È un punto fermo per molti aspetti: riconosce la proprietà, esclude l'ipotesi di acquisizione per usucapione e certifica le responsabilità in capo al comodatario - ossia il Parco - per tutta la validità del contratto. Ma acclara anche che alla sua scadenza nessuno ha più titolo per gestire e occupare l'area, se non il proprietario: eppure, denuncia la Borgosesia al Tribunale civile di Sassari, è quanto accade da gennaio.

"Purtroppo non abbiamo incontrato alcuna volontà di trovare una soluzione", dichiara all'ANSA l'amministratore delegato Davide Schiffer. "Non intendiamo privare la comunità di un bene inestimabile dal punto di vista ambientale e turistico, ma non possiamo accettare che da parte delle istituzioni ci sia una sostanziale indisponibilità ad affrontare la questione", sottolinea. Borgosesia Spa ha ereditato Punta Giglio da un gruppo di imprenditori toscani che dodici anni fa aveva rilevato la società che realizzò Pischina Salida, interessati in realtà ad alcune proprietà immobiliari in altre regioni d'Italia.

Oltre al 75% di Punta Giglio, la società detiene anche una vasta area tra Cala Dragunara a Pischina Salida, per un totale di 300 ettari nel cuore del Parco. Dal momento della scoperta, tanto la precedente proprietà quanto quella attuale, il cui referente per gli interessi in Sardegna è Antonio Pala, si sono immediatamente attivati per trovare una mediazione. Ora il tempo è quasi scaduto.

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