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Parla anche barese nuova terapia contro mieloma multiplo

Salute & Welfare

Parla anche barese nuova terapia contro mieloma multiplo

Uno dei più frequenti tumori del sangue

BARI, 19 novembre 2021, 11:43

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' barese uno dei coordinatori del nuovo studio sul trattamento del mieloma multiplo, uno dei più frequenti tumori del sangue. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista inglese "Lancet Oncology", lo studio clinico si chiama "FORTE" e ha preso in esame pazienti che possono essere sottoposti al trapianto autologo di cellule staminali. Pellegrino Musto, ordinario di Ematologia dell'Università "Aldo Moro" di Bari e direttore del reparto di Ematologia con Trapianto del Policlinico di Bari è, con la professoressa Francesca Gay dell'azienda ospedaliero-universitaria "Città della Salute e della Scienza" di Torino, uno dei due coordinatori e autori principali di questa ricerca. "Una pubblicazione internazionale che conferma l'alto valore della ricerca scientifica svolta e del legame di stretta integrazione tra clinica, ricerca e didattica, caratteristica della qualità dell'offerta assistenziale del nostro Policlinico", commenta il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore. "I dati di questo importante studio clinico - ricorda Musto - derivano a 474 pazienti, provenienti da 42 centri italiani di ematologia, che hanno ricevuto alternativamente, in maniera casuale, tre diversi tipi di terapia, con o senza trapianto. I risultati ci dicono innanzitutto che il trapianto autologo, già ampiamente utilizzato in questa patologia, ma preceduto in questo caso da un diverso e più potente trattamento di induzione a tre farmaci (carfilzomib, lenalidomide e desametazone), rappresenta un possibile nuovo standard terapeutico". "Il secondo e ancor più innovativo elemento che deriva da questo studio - continua Musto - è che viene per la prima volta dimostrato che la combinazione di due farmaci (carfilzomib e lenalidomide) risulta essere più efficace nel prolungare significativamente la fase di remissione di malattia dopo il trapianto rispetto all'attuale terapia di mantenimento, rappresentata dalla somministrazione della sola lenalidomide".
   

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