C'è anche un agente di Polizia
penitenziaria del carcere di Taranto tra gli indagati
dell'inchiesta della Procura sull'introduzione nella casa
circondariale di droga, telefonini e armi, che oggi ha portato
all'esecuzione, da parte dei poliziotti Squadra mobile della
Questura, di nove ordinanze di custodia cautelare (di cui sei in
carcere e tre ai domiciliari). L'agente, già arrestato il 29
gennaio dello scorso anno per altri simili reati, viene indicato
dagli inquirenti quale "figura cardine", vero e proprio "cavallo
di Troia" che "consentiva l'agevole introduzione del materiale,
sfruttando e piegando la propria funzione a tali scopi
illeciti". Il poliziotto penitenziario, che risponde anche di
"corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio", avrebbe
ricevuto somme di denaro da 375 a 1000 euro per ciascuna
consegna.
Secondo gli inquirenti tre detenuti, in particolare,
organizzavano la consegna di pacchi da destinare al carcere di
Taranto, impartendo ad altri quattro pregiudicati in libertà le
direttive circa le modalità di confezionamento del pacco e la
successiva consegna ad altro soggetto ammesso alla misura
alternativa alla detenzione in carcere. Quest'ultimo, a sua
volta, lo consegnava all'agente della Polizia Penitenziaria che
lo introduceva all'interno della casa circondariale e lo
recapitava ai detenuti per il successivo smistamento. Coloro che
sono indicati come "ideatori del sistema", anche grazie
all'illecita introduzione di telefoni, sarebbero riusciti a
"impartire precise disposizioni ad altri pregiudicati in libertà
per la raccolta, il confezionamento e le modalità di consegna
dello stupefacente e di apparecchi cellulari". L'attività
investigativa ha documentato almeno cinque consegne di pacchi
contenenti sostanza stupefacente (cocaina, marijuana, hashish,
denominate "la verde", "borotalco", "fumo", "panino", "filone"
"erba"), le schede telefoniche e micro telefoni cellulari
occultati all'interno di scatole di cioccolato in polvere, creme
e pennarelli.
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