Il calcio moderno come fenomeno
sociale trasfigurato da una deriva economicista: è questa la
tesi di 'Contro il calcio moderno' ( Odoya editore, pp. 190,
euro 14,), l'ultimo saggio del giornalista-scrittore della
Gazzetta dello Sport, Pierluigi Spagnolo. Il volume dell'autore
barese, già ai primi posti delle vendite nelle librerie digitali
a pochi giorni dall'uscita, analizza l'evoluzione del calcio da
una prospettiva popolare e comunitaria, fondata sulle
riflessioni di Desmond Morris con 'La tribù del calcio'. Il
libro ha una stringente attualità, legata all'esclusione a causa
del Coronavirus, dei tifosi dagli stadi: "Il sospetto - scrive
Spagnolo - è che la paura del ritorno del Covid o di nuove
pandemia, possa diventare un efficace pretesto per portare a
termine il progetto: trasformare il calcio in un fenomeno
esclusivamente televisivo, che sempre più di frequente si
svolgerà a porte chiuse. O socchiuse, con pochissimi tifosi
sulle tribune, scelti dalle rispettive società, seduti e
silenziosi. Oppure con il pubblico sostituito da sagome di
plastica, fantocci colorati o bambole gonfiabili, proiettando
cori registrati, com'è successo dalla Germania alla Bielorussia,
dalla Danimarca alla Corea del Sud". Ma qual è il calcio
popolare che difende Spagnolo? E' la liturgia collettiva che ha
segnato il Novecento, con le gradinate come laboratorio
interclassista di contaminazione sociale, con il tifo
organizzato dagli ultras cardine di una declinazione identitaria
dell'appartenenza territoriale, con originalità e anche
propensione alla satira (in alcuni casi caduta in eccessi
deprecabili). Spagnolo auspica una riconnessione tra tifoserie e
club non solo in chiave di sfruttamento commerciale dei brand,
ma di visione non economicista dello spazio sociale legato al
calcio, oltre la linea del "tifa, consuma, crepa", dei top
player che mercificano ogni contenuto e della deriva finanziaria
legata all'ingresso nelle società dei fondi di investimento.
Dopo il best seller 'I ribelli degli stadi', questa ricerca di
Spagnolo ne conferma la vocazione all'approfondimento
sociologico, sulla scia degli scritti pallonari di Valerio
Marchi e Massimo Fini.
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