(ANSA) - ROMA, 24 APR - Le iniziative stabilite dal decreto
imprese per favorire l'accesso al credito delle aziende (in
difficoltà per l'emergenza Covid-19) presentano delle
complessità e, in particolare, dovrebbe esserci un
"allineamento" ed una "semplificazione" tra i due "canali di
garanzia" proposti: quello Sace (per cui "le banche possono
ottenere la garanzia pubblica, sostanzialmente del 90%, solo se
erogano finanziamenti che si traducono per intero in nuova
finanza per i beneficiari, con esclusione di qualsiasi ipotesi
di uso anche parziale a rinegoziazione di esposizioni debitorie
in essere") e quello Pmi, per il quale la garanzia pubblica è
all'80%, anche se si danno "finanziamenti che si traducono in
nuova finanza per i beneficiari solo per il 10%, e per il resto
vanno a rinegoziare esposizioni debitorie già in essere". Lo
sostiene il Consiglio nazionale dei commercialisti, a proposito
del decreto imprese. Con questo scenario, afferma in commissione
Finanze della Camera il consigliere Maurizio Postal, che
meriterebbe un "affinamento normativo", le "micro imprese e
buona parte delle Pmi si ritrovano inibito, di fatto, l'accesso
al 'canale' Sace", e ciò "segna uno spartiacque di difficile
lettura, non solo sul piano tecnico", dice. (ANSA).