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Buoni pasto, il benefit per eccellenza in epoca COVID

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Buoni pasto, il benefit per eccellenza in epoca COVID

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Responsabilità editoriale di LBI

05 ottobre 2020, 17:31

LBI

PressRelease - Responsabilità editoriale di LBI

Il tema dello smart working, inevitabilmente correlato all'emergenza da COVID-19, ha attirato l'attenzione sui buoni pasto e sul loro valore aggiunto sia per chi li utilizza, sia per chi li accetta nel proprio locale convenzionato.

Chi ha quindi diritto a ricevere i buoni pasto?

I buoni pasto restano tra i benefit più diffusi e apprezzati dai dipendenti. Si tratta di strumenti che integrano il reddito e che notoriamente l'azienda mette a disposizione delle persone che svolgono un’attività lavorativa, siano esse lavoratori subordinati, a tempo pieno o parziale, anche qualora l’orario giornaliero non preveda una pausa per il pasto o soggetti che hanno instaurato un rapporto di collaborazione anche non subordinato.

Ogni ticket è liberamente spendibile nei supermercati e nei ristoranti convenzionati ma, soprattutto a seguito della riforma intervenuta con la Legge di Bilancio 2020, assume rilevanza anche la forma di erogazione del buono.

Tra i buoni pasto in circolazione possiamo distinguere: 

  1. i buoni pasto cartacei: rappresentano la forma più classica di buono, sono disponibili in più tagli, normalmente inseriti in un carnet e spediti alle aziende che li richiedono;

  2. i buoni pasto elettronici: fruibili attraverso una tessera elettronica dotata di chip magnetico che viene ricaricata dal datore di lavoro e gestibili direttamente tramite applicazione dedicata;

  3. i buoni pasto Full Mobile: totalmente dematerializzati e fruibili attraverso l'app.

La modalità di erogazione non è irrilevante, soprattutto a seguito della nuova normativa introdotta con la Legge di Bilancio 2020. Oggi non è obbligatorio spendere il buono durante la giornata lavorativa e i ticket sono cumulabili tra loro (fino ad un massimo di 8). Inoltre, rispetto alla soglia di esenzione da contributi fiscali e previdenziali il formato elettronico (tessera elettronica) è esente sino all’importo complessivo di € 8.
Per il formato cartaceo (blocchetti cartacei) l’importo è di € 4.

Buoni pasto: il processo di erogazione e gli attori in gioco

Normalmente nel processo di erogazione (e di utilizzo) dei buoni pasto entrano in gioco quattro attori: l'azienda emettitrice, il datore di lavoro, il dipendente e i locali convenzionati. 

Il datore di lavoro si rivolge a un’azienda emettitrice di buoni pasto e stipula un contratto, anche tramite procedure di acquisto direttamente online come su edenred.it.

Eroga quindi il buono ai dipendenti, i quali possono utilizzarlo sin da subito nei locali convenzionati, siano essi fisici o online.

Un ruolo fondamentale nell'efficacia del circuito viene svolta dai locali convenzionati: supermercati, bar, ristoranti, fast food, possono determinare il successo di un ticket, qualsiasi sia la sua natura, rispetto ad un altro. Su questo aspetto influisce l'autorevolezza dell'azienda emettitrice e la sua capacità di creare un network esteso e capillare sul territorio. Le emittenti, come la già citata Edenred (o altre come Sodexo e Day), hanno come obiettivo primario quello di garantire l'eccellenza in una delle fondamentali caratteristiche di un buono pasto, ovvero la spendibilità. 

È proprio la spendibilità il valore aggiunto che un buono pasto può avere anche nei rapporti tra datore di lavoro e dipendente: il beneficio collegato al buono pasto è direttamente proporzionale alla sua utilità per il lavoratore che dovrà avere la possibilità di utilizzarlo non solo in prossimità del luogo di lavoro ma, magari, anche durante le trasferte e comunque in ogni condizione dovesse ritrovarsi, con un occhio puntato anche alla varietà della scelta. 

I buoni pasto e lo smart working

È quindi evidente quanto rilevante sia diventata la questione dei buoni pasto correlata alla nuova modalità di lavoro smart working. Se il dipendente lavora da casa, lontano dalle sedi aziendali, perché non dovrebbe aver diritto ai buoni pasto?

Il lavoro agile, come sostenuto da ANSEB, altro non è che una diversa «modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato» ed il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato. 

Il buono pasto ha una forte valenza socio-economica ed è un sostegno per le economie locali. Essendo un fondo pre-finalizzato destinato al consumo di prodotti alimentari, non può essere risparmiato e rappresenta, quindi, uno stimolo ai consumi nel settore alimentare.

L'evoluzione del mercato del lavoro italiano con il lavoro agile

In passato, nel nostro Paese, si contavano circa 400 mila lavoratori in smart working; soltanto a 400 mila dipendenti era data la possibilità di accedere al lavoro agile (con tutte le ricadute positive che questo determina sulla qualità del lavoro e sulla produttività aziendale). Oggi però il tema assume proporzioni diverse: lo smart working, secondo quanto certificato dall'ISTAT, riguarda una mole di dipendenti ben più consistente. Basti pensare che nella fase immediatamente precedente la crisi pandemica, soltanto all'1,2% del personale aziendale era concesso l'accesso al lavoro agile. Nelle fasi immediatamente successive, quando il "lavoro a distanza" ha interessato finanche la pubblica amministrazione, il personale dipendente in smart working rappresentava l'8,8% della forza lavoro con un picco del 31,4% nelle aziende di grandi dimensioni. Al termine del lockdown, quando molti attendevano il cambio di rotta, il lavoro agile interessa ancora il 5,3% dei dipendenti italiani.

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