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Pet therapy, un animale come miglior cura per ansia e stress

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Pet therapy, un animale come miglior cura per ansia e stress

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Responsabilità editoriale di WolfAgency.it

26 novembre 2020, 11:30

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Quando si parla di pet therapy si intendono tutte quelle attività svolte a contatto con animali d’assistenza (cani e gatti per la maggiore) per risolvere e curare disturbi come lo stress e l’ansia. Nonostante all’estero non sia conosciuta con questo termine, la pet therapy in Italia ha riscosso notevoli successi, tanto da essere riconosciuta ufficialmente nel 2002 dal Ministero della Sanità.

Che cos’è la pet therapy?

La pet therapy più che definirla medicina alternativa è un valido sostegno alla medicina ufficiale e uno dei percorsi più consigliati per gli anziani, bambini e ragazzi affetti da autismo o altre forme di disabilità mentale e fisica. Il passare del prezioso tempo a contatto con animali domestici come cani e gatti ha dimostrato come la maggior parte dei disagi psico-sociali e della sfera bio-fisica abbiano riscosso delle migliorie nei pazienti. Il semplice portare a spasso al parco un cane, accarezzare un gatto mentre si legge un libro o si ascolta la musica, prendersi cura di loro spazzolandoli o dandogli da mangiare fa si che il paziente si identifichi come amico (sfera sociale) ma anche come responsabiledell’animale, facendo si che in questo modo impari ad essere autonomo e più sicuro di sé nelle azione quotidiane.

Perciò la pet therapy non viene considerata solo per scopi terapeutici ma anche come un momento educativo e di gioco. Le interazioni fra paziente e animale domestico stimolano le emozioni in loro e fanno si che insorgano nuovi interessi e modi di comunicare.

Un altro tassello che serve per la corretta fruibilità ed efficacia della pet therapy è la presenza di un personale esperto ed istruito, in grado di accompagnare il paziente nel suo percorso, conoscere l’animale e sapere gestire con sicurezza e tranquillità tutto il periodo di terapia, gioco e apprendimento.

Gli animali perfetti per la pet therapy

Non vi è un animale giusto o sbagliato per questa terapia, anche se spesso e volentieri i più presenti sono i cani, gatti, cavalli, asini e conigli. Ciò che serve, qualsiasi sia l’animale scelto è che esso venga certificato da un veterinario esperto in pet therapy che valuterà se l’animale in questione ha tutti i requisiti sanitari e comportamentali per svolgere questo importante ruolo.

È inoltre, fondamentale che oltre al paziente e all’animale vi sia una terza figura, ovvero il conduttore, colui che addestra ed educa l’animale domestico per la pet therapy. La loro relazione ed intesa deve essere molto forte affinché vi siano dei buoni risultati finali e il conduttore sarà presente al fianco del suo animale per tutto il percorso.

Dog therapy con i labrador

Il cane però rimane pur sempre l’animale domestico più presente durante le sedute di pet therapy, proprio per questo è stato dedicato un nome tutto suo, dog therapy. Non tutte le razze sono adatte, fra le più comuni e impiegate questo importante “lavoro” sono i labrador, sia adulti ma anche i cuccioli di labrador, specialmente indicati per i pazienti che hanno delle difficoltà motorie che gli impediscono grandi movimenti e spostamenti.

I cani labrador sono molto adatti a questo tipo di terapia in quanto sono animali fedeli e vivaci, in loro non vi è nessun meccanismo psicologico alla base del legame con il paziente ma puramente la voglia di giocare e donare affetto. Essi sono inoltre, in grado di comprendere il linguaggio del corpo umano e di percepire lo stato emotivo che trasmettiamo con le secrezioni ormonali, come ansia, stress, paura e tristezza. Ed è proprio grazie a questa sua abilità che fa si che i cani, siano adatti per la terapia in quanto sono in grado di rispondere a queste percezioni con gioco, vivacità, coccole e affetto.

Inoltre, i cani, ma come tutti gli animali, non giudicano chi hanno di fronte e ciò favorisce che dall’altra parte non ci sia più il timore di dire o fare ciò che si sente e prova, ecco perché favoriscono nuovi modi di comunicare, che spesso vengono a mancare in pazienti come anziani o ragazzi autistici.

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