Se la nuova stretta alla ristorazione dovesse impedire l'asporto dopo le 18, non resterà che recitare il "de profundis" per 5.000 imprese artigiane del Piemonte che operano nella ristorazione e danno lavoro a circa 15mila addetti. Lo afferma Confartigianato Torino. Sono 1.200 pasticcerie e gelaterie, 704 rosticcerie (400 a Torino) e 3.040 pizzerie (1.475 solo a Torino).
"Le imprese - commenta Diana De Benedetti di Confartigianato Torino - sono stremate dalle chiusure del primo lockdown, dagli investimenti per riaprire in sicurezza, dalle riaperture a singhiozzo, da regole incerte, dal dover saltellare tra caselle rosse, arancioni e gialle, da Dpcm emanati all'ultimo minuto. Il mondo della ristorazione ha bisogno di certezze, con una tempistica a lungo termine, in quanto ha a che fare con acquisti deteriorabili. Asporto e consegna a domicilio sono stati una sorta di terapia compassionevole, una flebo nel braccio di un morituro. I ristoratori a pranzo non fanno quasi nulla, molti uffici e luoghi di lavoro sono chiusi, senza neppure l'asporto sarà ancor più difficile pagare bollette e tasse".
"I nostri associati - aggiunge Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - segnalano di aver ricevuto due volte 600 euro, poi una cifra pari al 30% del fatturato di aprile 2019 e poi nulla. Se il problema è l'assembramento fuori dai locali, siamo i primi a chiedere che venga intensificata la vigilanza.
Il Governo sembra ossessionato dagli aperitivi e dalla movida.
Una visione miope, nemica di chi fa impresa".
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