"A Torino un terzo dei bar e dei
ristoranti non riapre neppure con la zona gialla. Per gli altri
la ripresa è molto deludente: attività ridotta al 30%, sia in
mattinata sia nella pausa". E' questa la valutazione di
Confesercenti dopo un'indagine svolta fra le imprese della
somministrazione della città.
"Non è sorprendente - dice Giancarlo Banchieri, presidente di
Confesercenti - che una parte significativa dei locali continui
a rimanere chiusa, e chi apre lo fa per mantenere un legame con
la clientela e per avere quel minimo di liquidità che consenta
di fare fronte agli impegni più urgenti. Non dimentichiamoci che
lo smart working continua per tantissimi lavoratori. Purtroppo
siamo al punto che una parte di chi non apre non può permettersi
di farlo perché non è in grado di pagare i fornitori, i quali
ormai vogliono essere saldati alla consegna; molti hanno smesso
di pagare affitti e stanno cominciando ad arrivare gli sfratti;
le bollette di luce e gas rimangono inevase. Ci vengono
segnalati diversi casi di baristi che hanno riconsegnato la
macchina del caffè perché non riapriranno più. In queste
condizioni l'ipotizzato blocco dell'asporto ha il sapore di un
inutile e incomprensibile accanimento. Se non si riescono a fare
controlli adeguati sugli assembramenti, allora si scaricano
queste difficoltà sui locali? Nonostante non fosse sufficiente a
recuperare quanto perso con le restrizioni, in questi mesi
l'asporto ha permesso a molte attività di galleggiare. Il
divieto rischia anche di avere un impatto psicologico sugli
imprenditori, che si vedono privati di quel poco di attività che
era loro rimasta. E a questo si aggiunge l'ipotesi di nuove e
più severe chiusure".
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