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Pell, sì Alta Corte Australia ad appello

S.Sede, "fiducia nei giudici e vicinanza a vittime degli abusi"

    Si riapre la battaglia legale sui presunti abusi sessuali su minori contestati al cardinale australiano George Pell, già scelto da papa Francesco tra i suoi principali collaboratori come prefetto vaticano per l'Economia e poi condannato nel suo Paese a sei anni di carcere per pedofilia, con un minimo di tre anni e otto mesi da scontare in carcere, dove attualmente si trova. L'Alta Corte di Australia ha infatti ammesso l'appello presentato dal porporato, oggi 78enne, che risponde di abusi sessuali ai danni di due coristi-chierichetti nella cattedrale di Melbourne nel 1996, quand'era arcivescovo della diocesi australiana, ma che si è sempre dichiarato innocente.

    Dopo il ricorso presentato dai legali di Pell, in seguito alla conferma della condanna, lo scorso agosto, da parte della Corte d'Appello di tre giudici dello Stato di Victoria con un voto di due a uno, l'Alta Corte, massima giurisdizione in Australia, ha annunciato oggi di aver deciso di ammettere un ultimo appello, in seduta plenaria di sette giudici.

    "La Santa Sede, nel confermare la propria fiducia nella giustizia australiana, prende atto della decisione dell'Alta Corte australiana di accogliere la richiesta di appello presentata dal card. George Pell, consapevole che il cardinale ha sempre affermato la propria innocenza", ha dichiarato il direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni. Nell'occasione, ha aggiunto, "la Santa Sede ribadisce, ancora una volta, la propria vicinanza a quanti hanno sofferto a causa degli abusi da parte dei membri del clero".

    Una data per l'ultimo e definitivo appello non è stata ancora indicata ma non sarà prima del prossimo febbraio. Secondo la squadra legale del prelato, il più alto in grado mai giudicato colpevole di abusi su minori, l'opinione dissenziente di uno dei tre giudici della Corte d'Appello del Victoria in agosto può fornire ragionevoli motivi per revocare la condanna. La decisione di maggioranza infatti, emessa dalla Giudice Capo Anne Ferguson e dal presidente della Corte d'Appello Chris Maxwell, aveva confermato il verdetto raggiunto lo scorso dicembre dalla giuria di un tribunale di Melbourne. I due giudici hanno stabilito che la sola vittima di Pell ancora in vita è stata un testimone credibile e veritiero. Ma i legali di Pell si affideranno in gran parte all'opinione dissenziente del terzo giudice, Mark Weinberg, ex capo della Pubblica Accusa federale, che invece ha messo in dubbio la credibilità e l'affidabilità della vittima.

    L'arcivescovo Mark Coleridge, presidente della Conferenza episcopale australiana, ha a sua volta affermato che "tutti gli australiani hanno il diritto di ricorrere in appello contro una sentenza presso l'Alta Corte" e "il cardinale George Pell ha esercitato tale diritto". L'Alta Corte - ha rilevato il presule - ha stabilito che la sua condanna merita un riesame. Questa decisione "prolungherà quello che è stato un processo lungo e difficile", ma - ha concluso Coleridge - "possiamo solo sperare che l'appello si svolga non appena sarà ragionevolmente possibile" e che la sentenza dell'Alta Corte porti "chiarezza" per tutti.

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