(ANSA) - ROMA, 5 LUG - Fa troppo caldo, c'è la guerra, chissà che cosa si mangia, ci sono troppe chiese: sono alcune delle obiezioni al pellegrinaggio in Terra Santa. Obiezioni "da sfatare", secondo un libro di Giorgio Bernardelli, "Preferivo le cipolle", per le Edizioni Terra Santa.
Il titolo ha un riferimento biblico e nasce dalle lamentele del popolo che Mosè ricondusse dall'Egitto in Israele, e dimostra che, ora come allora, "mettersi in cammino porta sempre con sé dubbi" e "c'è sempre qualcuno con l'obiezione pronta", sottolinea l'autore.
Il giornalista, esperto di Terra Santa, e autore già di altri libri sul tema, mette sotto la lente di ingrandimento dieci luoghi comuni, per dimostrare, con un racconto anche ironico, che altro non sono che pregiudizi. Ma le 'obiezioni' divengono anche spunti per raccontare questa terra, dalla sua storia all'attualità, dal suo significato spirituale alle difficoltà nel dialogo tra israeliani e palestinesi.
Fa troppo caldo; si va in un Paese sottosviluppato; ci sono solo tante chiese; c'è la guerra; gli ebrei non sono ospitali; gli arabi sono violenti; anche i cristiani litigano; si viaggia sul cammello; si parlano lingue incomprensibili; chissà che cosa si mangia. L'autore parte da qua per mostrare che cosa davvero invece si potrà trovare nel pellegrinaggio sui passi di Gesù. Un libro utile anche a chi va volentieri in Terra Santa, perché possa considerarla una meta non come tutte le altre, da fotogallery sui social. "A far davvero paura infatti non è tanto chi solleva domande su un viaggio in Terra Santa, ma chi parte colo volto troppo disteso", sottolinea Bernardelli, pensando che i luoghi della vita di Gesù, possano essere consumati tra selfie e post sui social. A Gerusalemme si va non per vedere posti o per celebrare riti o solo per assistervi: c'è anche questa dimensione, ma più importante ancora è l'aiuto che questa esperienza - è scritto nel libro che quindi può essere considerato anche una sorta di guida - può dare nell'assegnare il giusto valore alle cose. E allora l'autore conclude: "Lascia perdere attentati, botte di calore o incidenti; l'unico pericolo vero che corri andando in giro per una settimana tra Nazaret, Betlemme e Gerusalemme è che Dio si faccia vivo nella tua vita".(ANSA).