(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 02 GIU - "La diplomazia vaticana
guarda al momento presente, ma anche al prossimo futuro. In
questo senso è chiara nella condanna, ma intende tessere e
cucire, non tagliare". Lo scrive il direttore di Civiltà
Cattolica, padre Antonio Spadaro, nell'editoriale dell'ultimo
numero della rivista, sottolineando che per Papa Francesco
"bisogna dialogare con tutti, proprio tutti". E quindi il
Pontefice "sotto il profilo diplomatico, si assume la
responsabilità di posizioni rischiose e incomprese, fino a
ritrovarsi solo come una voce che grida nel deserto".
Per padre Spadaro "non devono esserci dubbi sulla lucidità
della condanna dell'aggressore", "tuttavia i Papi non attaccano
capi religiosi o politici. Francesco, come i suoi predecessori,
fa appello alla soluzione dei conflitti e condanna azioni e
scelte politiche o strategiche maligne. Questo genera la falsa
percezione di un 'neutralismo' del Papa, il quale sa che la
violenza genera violenza e le vittorie generano sconfitte e paci
instabili e friabili".
Il gesuita affronta anche la questione della divisione delle
Chiese: "La tragedia ucraina è anche una tragedia cristiana. E
proprio per questo è necessario tenere ben aperta la porta del
dialogo ecumenico, per incidere sul futuro politico di una
riconciliazione tra due popoli, molto lontana quanto
necessaria". "La vera posizione comune dovrebbe essere -
sottolinea Spadaro riferendosi alle divisioni tra cristiani -
quella del Vangelo, la comune testimonianza cristiana, il lavoro
per la pace, la giustizia e la riconciliazione".
Su una possibile visita di Francesco a Kiev: "Avrebbe senso
solamente se la presenza del Papa potesse diventare opportunità
di riconciliazione, come è accaduto a Bangui e accadrà presto a
Juba, in Sud Sudan, e non invece di ulteriori sospetti e
divisioni".
Infine la necessità non solo di dialogare ma anche di non
umiliare Vladimir Putin, come detto anche dal presidente
francese Emmanuel Macron. "La storia della Seconda guerra
mondiale dimostra che è impossibile costruire un ordine
internazionale con una potenza umiliata e in cerca di rivalsa.
Occorre desiderare invece una Russia integrata in una visione
europea che va dall'Atlantico agli Urali, quella che sognava
anche san Giovanni Paolo II", conclude padre Spadaro. (ANSA).