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Papa: impegnarsi per lavoro equamente retribuito a tutti

Riceve Confcooperative; "con dio denaro società disumana e ingiusta"

    Papa Francesco riceve la Confcooperative, nel centenario della fondazione, e non perde l'occasione per un forte plauso al "modello cooperativo", da lui già più volte elogiato. E richiama ancora "ciò che mi rimase impresso quando avevo 18 anni, nel 1954, ascoltando parlare mio padre proprio di questo tema. Fin da allora mi sono convinto che la cooperazione cristiana è la strada giusta. Magari economicamente può sembrare più lenta, ma è la più efficace e sicura, quella che arriva più in avanti".

    Davanti ai circa settemila della Confederazione delle Cooperative italiane che affollano la Sala Nervi, guidati dal presidente Maurizio Gardini - che regala a Francesco un libro sul centenario realizzato con l'ANSA -, il Pontefice dapprima sottolinea come proprio l'impresa cooperativa, specie quella sociale, sappia "coniugare, da una parte, la logica dell'impresa", la capacità di "produrre l'utile", e dall'altra "quella della solidarietà". E questo "corregge certe tendenze proprie del collettivismo e dello statalismo, che a volte sono letali nei confronti dell'iniziativa dei privati; e allo stesso tempo, frena le tentazioni dell'individualismo e dell'egoismo proprie del liberalismo". Per Francesco, "questa visione della cooperazione, basata sulle relazioni e non sul profitto, va controcorrente rispetto alla mentalità del mondo". "Solo se scopriamo che la nostra vera ricchezza sono le relazioni e non i meri beni materiali - osserva -, allora troviamo modi alternativi per vivere e abitare in una società che non sia governata dal dio denaro, un idolo che la illude e poi la lascia sempre più disumana e ingiusta, e anche, direi, più povera".

    Il Papa ringrazia i presenti per il loro "lavoro impegnativo, che crede nella cooperazione ed esprime l'ostinazione a restare umani in un mondo che vuole mercificare ogni cosa". "Vi ringrazio per la vostra ostinazione - ribadisce -. Andate avanti così". E aggiunge che "il vantaggio più importante ed evidente della cooperazione è vincere la solitudine che trasforma la vita in un inferno", con riferimento anche alla cronaca che "ci parla spesso di persone che si tolgono la vita spinte dalla disperazione, maturata proprio nella solitudine": drammi, avverte, davanti ai quali "non possiamo rimanere indifferenti".

    Per Bergoglio, "è solidarietà impegnarsi per dare lavoro equamente retribuito a tutti". E ad esempio, "permettere a contadini resi più fragili dal mercato di far parte di una comunità che li rafforza e li sostiene", qui con un richiamo all'attualità che non può sfuggire; "a un pescatore solitario di entrare in un gruppo di colleghi; ad un facchino di essere dentro una squadra, e così via", elenca per sottolineare come "in questo modo, cooperare diventa uno stile di vita".

    E in tal senso la cooperazione sa "scoperchiare il tetto" di "un'economia che rischia di produrre beni ma a costo dell'ingiustizia sociale", afferma: "è sconfiggere l'inerzia dell'indifferenza e dell'individualismo facendo qualcosa di alternativo e non soltanto lamentandosi", perché il "miracolo" della cooperazione è "una strategia di squadra che apre un varco nel muro della folla indifferente che esclude chi è più debole".

    Un ultimo richiamo nell'ampio discorso del Papa è alle donne, perché "sono soprattutto" loro che, "nel mondo globale, portano il peso della povertà materiale, dell'esclusione sociale e dell'emarginazione culturale". "Il tema della donna dovrebbe tornare a essere tra le priorità dei progetti futuri in ambito cooperativo - esorta -. Non è un discorso ideologico. Si tratta invece di assumere il pensiero della donna come punto di vista privilegiato per imparare a rendere la cooperazione non solo strategica ma anche umana". La donna, conclude, "vede meglio che cos'è l'amore per il volto di ognuno" e "sa meglio concretizzare ciò che noi uomini a volte trattiamo come 'massimi sistemi'".

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