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Wef e Wiiw 'mappano' economie e integrazione Balcani

Pil regione vale poco piĆ¹ di quello della Slovacchia

02 febbraio, 18:23
(di Stefano Giantin) (ANSA) - BELGRADO - Il futuro di Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia, paesi dal "potenziale significativo", è nella Ue. Ma il presente dei Balcani occidentali è fatto oggi soprattutto di "molte sfide" da affrontare, incluse quelle relative a "infrastrutture inadeguate e popolazione in calo". Lo segnala un nuovo 'briefing' del World Economic Forum (Wef).

Lo Strategic Intelligence Briefing, disponibile online, 'mappa' la situazione nei Balcani occidentali relativamente a istituzioni, economia, infrastrutture, sicurezza. È stato messo a punto sulla base di pareri di esperti del Wef e curato dal Vienna Institute for International Economic Studies (wiiw).

I sei paesi presi in considerazione avevano un Pil nominale combinato di circa 95 miliardi di euro nel 2018, si legge nello studio, una quota "leggermente più grande dell'economia slovacca". "Le economie della regione stanno diventando più aperte, ma devono puntare ad attirare una migliore qualità degli investimenti esteri", ha osservato il briefing del Wef. Inoltre, tutti i paesi dei Balcani continuano a soffrire "di deficit commerciali cronici, a causa della limitata capacità produttiva, della mancanza di competitività e di una necessità fuori misura di rimesse per finanziare le importazioni", mentre permangono difficoltà ad attrarre investimenti "in settori a maggior valore aggiunto, ostacolati da governance e infrastrutture deboli".

Infrastrutture che rappresentano una sfida complicata nella regione, che soffre per "carenze di lunga data, aggravate dalle guerre degli anni '90," e da "opzioni di finanziamento limitate", esacerbate dai "ritardi nell'adesione all'Ue". Mentre "alcuni paesi Ue ricevono ogni anno fino al 5% del loro reddito nazionale lordo da trasferimenti dal bilancio Ue", fondi che "coprono la maggior parte degli investimenti nelle infrastrutture pubbliche", i Balcani devono fare da soli per raggranellare fondi per le infrastrutture, spesso ricorrendo a crediti esteri e a investimenti dalla Russia o dalla Cina. Un altro problema nella regione è legato alla demografia, con la maggior parte degli stati balcanici che "continueranno a subire un significativo declino della popolazione per decenni", a causa di un'involuzione naturale - più decessi che nascite - e della forte emigrazione. "Mentre la disoccupazione ha recentemente registrato una tendenza al ribasso, il notevole differenziale salariale e la disponibilità di posti di lavoro in stati come la Germania continueranno a incoraggiare l'emigrazione", ha previsto il briefing. Emigrazione che ha anche effetti positivi, come l'afflusso di rimesse, ma a lungo termine "probabilmente creerà serie sfide economiche e sociali che possono essere compensate solo da immigrazione, tassi di fertilità più elevati e automazione".

Anche se "la corruzione e il controllo dello Stato" da parte delle leadership politiche "rimangono sfide chiave", i Paesi balcanici ancora fuori dall'Ue hanno certamente una prospettiva di adesione all'Ue, ha affermato il rapporto, aggiungendo tuttavia che la cosiddetta "fatica dell'allargamento impedirà ai paesi dei Balcani occidentali di aderire a breve termine". Ciò potrebbe provocare una perdita di "fiducia nel processo di adesione all'Ue", con serie conseguenze. "I paesi che hanno realizzato riforme sostanziali, in particolare la Macedonia del Nord, potrebbero retrocedere, man mano che l'influenza di attori come la Cina crescerà. Più in generale, l'affievolirsi delle speranze di adesione all'Ue avrebbe un impatto negativo sullo sviluppo economico, ostacolando ulteriormente la convergenza con il resto dell'Europa", chiosa lo studio. (ANSA).

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