(ANSA) - ROMA, 17 AGO - In Bielorussia, ieri, è stato il
giorno del grande confronto. L'annunciata e attesa grande
'Marcia per la libertà', che i media descrivono come la più
grande manifestazione nella storia bielorussa, ha invaso
pacificamente le strade di Minsk con decine di migliaia di
persone - 100.000 secondo l'Afp - mentre in un vicino quartiere
il contestato presidente Alexander Lukashenko arringava dal
palco una decina di migliaia di suoi sostenitori, convocati per
una contromanifestazione, chiamandoli a difendere l'indipendenza
nazionale. Un braccio di ferro che si è consumato sotto
l'inquietante ombra di un possibile intervento russo di
'assistenza militare', evocato non troppo velatamente da
Vladimir Putin. La grande marcia, preceduta sabato dal mesto
funerale del manifestante ucciso lunedì scorso negli scontri con
la polizia, arriva simbolicamente a una settimana esatta dalle
contestatissime elezioni presidenziali, che hanno consegnato,
con un 'bulgaro' 80% di suffragi, il sesto mandato consecutivo a
Lukashenko, ormai al potere da 26 anni. Nel giorno in cui Papa
Francesco all'Angelus ha rivolto un pensiero alla Bielorussia
con un "appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al
rispetto della giustizia e del diritto", la grande folla lungo
il grande Viale dell'Indipendenza, sotto un cielo azzurro, ha
srotolato un lungo nastro coi vecchi colori nazionali - bianco,
rosso e l'emblema di San Giorgio -, ha innalzato migliaia di
bandiere, palloncini, striscioni; ha cantato e scandito il
mantra "Vattene!". La Marcia per la libertà è il punto
culminante di una settimana di proteste, scontri e tensioni
iniziata con la violenta repressione - almeno due manifestanti
morti, oltre 6.700 arresti, feriti e notizie di pestaggi e
torture da parte delle forze di sicurezza e l'autoesilio nella
vicina Lituania della candidata anti-Lukashenko, Svetlana
Tikhanovskaya. Poi la violenza è diminuita, ma non la voce
dell'opposizione, che venerdì ha proclamato alcuni scioperi.
"L'ultimo dittatore d'Europa", messo in un angolo da cui non
riesce ad avere ragione della piazza, né con la forza né con
atteggiamenti più concilianti, sabato ha chiesto aiuto a Mosca.
Dopo una conversazione telefonica sabato stesso, Lukashenko ha
detto di aver ricevuto rassicurazioni da Putin, che avrebbe
garantito il suo "aiuto" per "mantenere la sicurezza",
minacciata da forze "esterne". Oggi lo stesso Cremlino, a
seguito di una seconda telefonata, ha promesso di "assistere" se
necessario la Bielorussia "sulla base del comune patto militare"
che lega Mosca a sei repubbliche ex sovietiche. Un fantasma,
quello dell'intervento russo, reso vivido dei recenti esempi di
Ucraina e Crimea e si alimenta del presupposto che le varie
rivoluzioni 'colorate' nell'Est europeo siano state guidate da
forze oscure pilotate dall'estero. "Cari amici, faccio appello a
voi non perché difendiate me, ma perché, per la prima volta in
un quarto di secolo, difendiate l'indipendenza del vostro
Paese", ha infatti esclamato un infervorato Lukashenko, apparso
a sorpresa sul palco davanti ai suoi sostenitori - 50.000
secondo la presidenza, 10.000 al massimo secondo un cronista
dell'Afp, arrivati per lo più in pullman a Minsk. 'Batko' ha
ribadito nel suo discorso che il voto contestato "non sarà
ripetuto" e ha denunciato che la Nato starebbe "ammassando forze
al suo confine occidentale": un'affermazione, questa,
ufficialmente smentita poco dopo da un portavoce dell'Alleanza.
Intanto continuano le defezioni fra gli stessi funzionari dello
stato, con l'ambasciatore bielorusso a Brastislava che oggi ha
detto di solidarizzare con "coloro che sono usciti nelle strade
delle città bielorusse con marce pacifiche per far sentire la
loro voce". (ANSA).
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