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A Srebrenica si commemora il 25/mo anniversario genocidio

PiĆ¹ di 8mila maschi musulmani trucidati dai serbo-bosniaci

10 luglio, 17:37
(ANSA) - BELGRADO, 10 LUG - Il peggior massacro compiuto su suolo europeo dal 1945 a oggi, perpetrato sotto gli occhi dei caschi blu dell'Onu e della comunità internazionale. È il genocidio di Srebrenica, di cui domani ricorre il venticinquesimo anniversario, con cerimonie in forma ridotta, a causa della ripresa dei contagi da coronavirus.

Genocidio che fu puntigliosamente pianificato, hanno stabilito varie sentenze del Tribunale penale per l'ex Jugoslavia (Tpi). Srebrenica, enclave dichiarata "safe area" dall'Onu nel 1993, ospitava decine di migliaia di profughi bosgnacchi, circondati e assediati per anni dall'esercito serbo-bosniaco. La mattina dell'11 luglio 1995, gli uomini al comando del generale serbo-bosniaco Ratko Mladic conquistarono la città, provocando l'esodo di migliaia di civili che, in preda al panico, cercarono inutilmente riparo presso la base Onu di Potocari, presidiata da un contingente di caschi blu olandesi.

Circa 5mila trovarono rifugio all'interno del compound - per venire poi espulsi e consegnati ai loro aguzzini - mentre altri 20mila rimasero all'esterno in campi di fortuna. Lo stesso Mladic comparve di fronte a Potocari, promettendo che a nessuno sarebbe stato fatto del male e "di non avere paura". Nei giorni successivi la mattanza, che costò la vita a più di 8mila maschi musulmani, sistematicamente eliminati dagli sgherri serbo-bosniacidi Mladic, i cui cadaveri furono poi occultati in fosse comuni.

"Abbiamo visto i nostri mariti e figli" cercare riparo "nei boschi" attorno a Potocari e "poi non abbiamo più saputo nulla di loro", raccontò davanti ai giudici del Tpi Mirsada Malagic, che testimoniò davanti alla Corte nel 2000 e poi ancora nel 2011. "Era il figlio più piccolo che avevo, come poteva essere morto? Ogni mattina mi sveglio e mi copro gli occhi, per non vedere i bambini che vanno a scuola", confidò invece la 'testimone DD', che perse marito e due figli a Srebrenica, sempre davanti al Tpi.

Crimini per i quali è stata fatta parziale giustizia, con una ventina di condanne per genocidio emesse da tribunali internazionali e locali. Tra i condannati eccellenti, anche Ratko Mladic, punito con l'ergastolo nel 2017 per aver pianificato "l'eliminazione dei musulmani bosniaci con l'uccisione di uomini e ragazzi", stabilì il Tribunale dell'Aja.

Nel caso Mladic si attende la sentenza di appello, ritardata dalla pandemia. Per il genocidio è stato condannato prima a 40 anni e poi all'ergastolo anche Radovan Karadzic, leader politico dei serbo-bosniaci durante il conflitto.

Condanne che non cancellano però quella che fu "la peggiore atrocità commessa sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale", ha ricordato il Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, in un video-messaggio. "Venticinque anni dopo diamo il nostro tributo alle migliaia di vittime che furono brutalmente uccise e promettiamo di non dimenticarle mai. Condividiamo il dolore delle famiglie, anche di quelle cui neppure i resti dei loro cari sono stati ancora ritrovati. E riaffermiamo la nostra solidarietà ai sopravvissuti". Ma Srebrenica rimane ancora una macchia sulla coscienza dell'Onu e della comunità internazionale, un fallimento che "perseguiterà per sempre la nostra storia", ha chiosato Guterres, citando le parole dell'ex Segretario generale Onu, Kofi Annan. (ANSA).

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