Lucchetti ai cancelli degli edifici
scolastici, tapparelle delle finestre abbassate e silenzio
spettrale in luogo dell'ovazione degli studenti che sempre
accompagna, coprendolo, il suono della campanella dell'ultimo
giorno di scuola a Isernia. Termina così, senza gavettoni e
libri lanciati in aria, l'anno scolastico del Coronavirus (oggi
ultimo giorno di scuola in Molise, ndr) che ha svuotato gli
edifici e trasformato le abitazioni di docenti e discenti in
aule virtuali con la didattica online per l'apprendimento a
distanza. Un cambiamento sostanziale, per tutti, piombato da un
giorno all'altro senza possibilità di sperimentazione o
rodaggio. Tre mesi intensi, dal 5 marzo al 6 giugno, che si
chiudono con un auspicio che mette d'accordo, per la prima volta
in assoluto, insegnanti, studenti e genitori: a settembre la
ripresa della didattica ordinaria. Ma, allora, questi 90 giorni
sono stati pessimi? Lo abbiamo chiesto ai 'protagonisti'.
All'occhio attento dei ragazzi non sono sfuggite certe
sfumature: "abbiamo assistito alla 'mutazione' di alcune
professoresse: dall'eleganza in classe, alla sciatteria
casalinga con tute improbabili e capelli raccolti con la pinza",
"sullo sfondo, talvolta, mariti ai fornelli e figli piccoli da
accudire", "i docenti in classe ci dicono di tacere, online
vogliono che parliamo". E ancora: "lezioni di educazione motoria
sui tappeti di casa e con le bottiglie d'acqua al posto dei
pesi", "fragilità del sistema IT", ma anche "docenti un po'
imbranati per la poca dimestichezza con la tecnologia". Gli
studenti lamentano, inoltre, "un calo delle diottrie, per le
tante ore trascorse al pc", "troppi compiti assegnati", "pochi
pc in casa per consentire a tutta la famiglia di collegarsi",
"più ansia per le interrogazioni" e "mancanza, assoluta,
dell'aspetto relazionale". Punti a favore della dad: "niente
sveglia alle 6 di mattina". Al di là delle difficoltà oggettive
di un insegnamento mediato da uno schermo, i docenti segnalano
anche l'aspetto più divertente, ovvero il repertorio di scuse
sciorinato dai ragazzi per sottarsi alle lezioni e, soprattutto,
alle verifiche: "Oggi non posso accendere la luce perché manca
la corrente", "non voglio aprire le tapparelle perché sono a
casa mia e posso fare quello che voglio". E poi la scusa che il
microfono si è rotto, alunni che non accendono la telecamera e
mentre il prof spiega fanno altro, genitori che suggeriscono le
risposte ai figli, studentesse che si limano le unghie durante
le lezioni, la richiesta di fare la ricreazione mentre avvitano
la moka. Ma su tutti un aspetto importante della dad: "ci ha
consentito di non interrompere il rapporto umano in un momento
in cui tutti abbiamo avuto bisogno dell'altro".
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