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Impatto Covid su traffico marittimo: -21% nel primo semestre

Studio Srm,Italia resta prim in Ue per short shipping in Med

01 ottobre, 22:41
Lavoro in porto Lavoro in porto

 Il Covid19 ha condizionato notevolmente gli equilibri del commercio marittimo mondiale ma il mare rimane protagonista degli scambi commerciali e rappresenta il principale veicolo dello sviluppo del commercio internazionale: il 90% delle merci, infatti, viaggia via mare. I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12% del PIL globale. E' questo il dato globale che emerge dalla settima edizione dello studio "Italian Maritime Economy" di Srm, Isituto di studi e ricerche per il Mezzogiorno del gruppo Intesa San Paolo, presentato oggi nel corso della Naples Shipping Week di Napoli.

Il rapporto conferma per la portualità italiana un trend di traffico stabile negli ultimi 5 anni intorno alle 480/490 milioni di tonnellate movimentate l'anno, con una netta prevalenza delle rinfuse liquide che coprono il 37% del totale, seguite dal segmento container con una quota pari al 23%, mentre il Ro-Ro si attesta al 22% e le rinfuse solide al 12%, chiudono le merci varie con circa il 5%. In Italia la componente internazionale del trasporto marittimo resta rilevante. Nel 2019 il valore degli scambi commerciali via mare è stato pari a 249,1 miliardi di euro, registrando un -1% sull'anno precedente. Di questi 129,6 miliardi sono in import (-2%) e 119,5 in export (stabile). L'effetto del covid19 si è sentito sul traffico marittimo, con un calo del 21% nel primo semestre 2020 delll'import-export via mare.

Il rapporto guarda al mercato internazionale sottolineando che la Cina è il nostro principale Paese fornitore e con 23,1 miliardi di euro di valore rappresenta il 18% di tutto l'import via mare italiano, il primo Paese cliente per modalità marittima sono invece gli USA che con 28,1 miliardi concentrano il 24% del nostro export.

Guardando ai porti, il rapporto sottolinena che i primi 5 Energy Port italiani, Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova, rappresentano il 69% dell'intero traffico liquido nazionale e Trieste, con 43,3 milioni di tonnellate, si conferma lo scalo italiano che movimenta i volumi più elevati. Seguono Cagliari ed Augusta in Sicilia. Sostanzialmente stabili altri tipi di traffico: sui container il nostro Paese ancora non riesce a dare la spinta al dato che ci vede ancorati intorno ai 10 milioni di TEU ormai da anni, mentre il Paese conserva la leadership nello Short Sea Shipping nel Mediterraneo con il primato tra i Paesi Ue per il trasporto via mare a corto raggio nel Mediterraneo a una cifra di 246 milioni di tonnellate di merci trasportate che rappresentano una quota di mercato del 39%.

"Questo è un anno - Paolo Scudieri, Presidente SRM - particolarmente difficile per la nostra economia e quindi per tutto il nostro sistema industriale e infrastrutturale. SRM ha analizzato gli scenari futuri e quali possono essere le strade da intraprendere per una ripartenza più rapida e per costruire un futuro più resiliente agli shock economici ed in questo la logistica e la portualità possono dare una forte mano affinché eventi come questo non ci colgano più impreparati" Nello specifico, Massimo Deandreis, direttore generale SRM ha spiegato che il rapporto "mette in risalto come la pandemia stia cambiando la geografia delle relazioni economiche mondiali viste attraverso la lente dei traffici marittimi. Siamo in una fase di regionalizzazione della globalizzazione ed emerge chiaramente l'importanza strategica di investire per una portualità e una logistica efficiente e integrata con le reti europee. L'Italia è un ponte naturale tra Europa e Sud Mediterraneo per energia e logistica. Recuperare questo ruolo è una priorità nazionale coerente con l'interesse europeo e il Recovery Fund deve essere la spinta determinante a fare quegli investimenti che si aspettano da anni". (ANSA).

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