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Dai motori ai nuovi materiali, nautica vira sulla sostenibilità

Amerio “Lo chiedono i clienti e soprattutto la finanza”

Genova ANSAcom

Emissioni più pulite con motori ibridi e motori che consentono anche di raccogliere le microplastiche, materiali innovativi per scafi e vele, dal carbonio alle fibre di basalto, nuove tecnologie per produrre energia dal movimento dell’imbarcazione e sistemi di ancoraggio elettronico per non danneggiare i fondali. L’industria nautica scommette sempre più su innovazione e sostenibilità. “C’è una sensibilità diffusa sui temi della sostenibilità – spiega Barbara Amerio, alla guida con la famiglia del gruppo Permare (Amer Yachts) e presidente del settore superyachts di Confindustria – alcuni cantieri hanno iniziato da tempo, altri sono più indietro, ma se l’intero settore crescerà in questo senso sarà vincente, perché si arriverà a un momento in cui non solo si dovrà fare, ma chi non lo farà sarà fuori e anche i più restii dovranno adattarsi per restare sul mercato. Perché la clientela lo chiede già, ma soprattutto lo chiede la finanza: i finanziamenti saranno sempre più calibrati sull’essere sostenibile dell’azienda che va pensata in modo diverso”. Al Salone Nautico di Genova, per fare qualche esempio, ci sarà il nuovo sistema Suzuki installabile sul motore fuoribordo che filtra l’acqua separando le microplastiche, la stessa Amer Yachts presenterà il superyacht Amer 120 che abbina la costruzione dello scafo ad una tecnica che permette la riduzione della fibra di vetro utilizzando una fibra di origine vulcanica, poi ci sarà la deriva da regata di 7 metri Ecoracer di Northern lite composite, costruita in fibre naturali, le cui vele sono le prime al mondo certificate per la valutazione del ciclo di vita e ricilabili al cento per cento. E ancora un sistema di ammortizzatore, SeadamPlus, da applicare sulle cime di ormeggio di poppa, che utilizza il movimento dell’imbarcazione per generare energia da immagazzinare nelle batterie di bordo. Sulle emissioni ci sono regole internazionali che obbligano alla riduzione e spingono la ricerca, sui materiali la spinta è più autonoma. “Abbiamo un nemico in casa che abbiamo scoperto abbastanza di recente – spiega Amerio portando l’esempio della sua azienda - la vetroresina che stampiamo in fibra di vetro e resina purtroppo ha grossi limiti di riciclabilità: il nostro compito è fare sperimentrazione per trovare nuovi materiali sostitutivi. Il cantiere ha coniato il verbo “devetrizzare”, ossia levare vetroresina da bordo e sull’Amer 120 abbiamo fatto un lavoro particolare per dimostrare che è possibile: le pareti laterali del salone, parte normalmente stampata in vetroresina, sono state sostituite da un’anima metallica dove vengono incollate le grandi finestrature, in questo modo abbiamo ridotto di 4 tonnellate la vetroresina a bordo”.

In collaborazione con:
CONFINDUSTRIA NAUTICA / I SALONI NAUTICI

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