L'arte intesa come cura e
purificazione dalla malattia, l'interdipendenza tra materiale e
spirituale, lo scontro-incontro tra espressività orientale e
occidentale, la riflessione su globalizzazione versus
tradizione. Sono alcuni dei complessi temi affrontati da Chen
Zhen, il grande artista nato a Shanghai e poi trasferitosi a
Parigi, le cui opere sono al centro della retrospettiva
'Short-Circuits', curata da Vicente Todolì e aperta dal 15
ottobre al 21 febbraio 2021 al Pirelli HangarBicocca di Milano.
Nei grandi spazi ex industriali sono oltre venti le
installazioni di grande potenza e su larga scala, realizzate
negli ultimi 10 anni di carriera fino alla scomparsa
dell'artista nel 2000. Un percorso che comprende anche opere
come Jue Chang, Dancing Body-Drumming Mind (The Last Song), nate
per essere "attivate" con gesti come la percussione e lo
sfioramento delle pelli, e altre che invitano alla riflessione
sul tema del consumismo come la maestosa 'Fu Dao/Fu Dao,
Upside-Down Buddah/Arrival at Good Fortune'.
"Questa mostra dà molte emozioni e consente di immergersi in
un mondo molto speciale", ha detto Marco Tronchetti Provera,
presidente di Pirelli HangarBicocca durante la presentazione
questa mattina. Il direttore artistico Todolì ha sottolineato
che "per Chen Zhen, scoprire di essere affetto da una malattia
incurabile è stata un'epifania. Da quel momento ha messo nelle
sue opere tutte le sue riflessioni su questo tema". Inoltre, ha
aggiunto, il suo percorso è stato arricchito dal suo
trasferimento in Francia. "Quando due culture così diverse si
incontrano, è come un big bang. E' così che nasce la
creatività".
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