È finita con oltre 12 minuti di
applausi e una standing ovation la prima alla Scala di Die tote
Stadt, opera di Korngold del 1920 finora mai rappresentata a
Milano. È piaciuta la lettura di Graham Vick che ha intrecciato
la vicenda narrata, di ispirazione anche a Hitchcock per La
donna che visse due volte (un vedovo che vive nel ricordo della
moglie e incontra una donna talmente simile da fargli pensare
che sia tornata in vita) con la biografia di Korngold, costretto
perché ebreo a fuggire in America dove lavorò per il cinema.
Così la seducente Marietta (una formidabile e applauditissima
Asmik Grigorian che canta e balla con nonchalance indossando un
paio di copricapezzoli e poco più) ricorda la Dietrich, e il
coro dei chierichetti diventa di Hitlerjugend perché rifugiarsi
nel passato non protegge dalle brutture del presente: che sia il
dolore per un lutto o l'avvento del nazismo. Applausi al
direttore Alan Gilbert e a tutto il cast a partire da Klaus
Florian Vogl (il vedovo Paul) e Markus Werba (Fritz).
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