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Ponte Genova: teste, mio ufficio non fece verifica retrofitting

Ponte Genova: teste, mio ufficio non fece verifica retrofitting

Marasca, verifica parziale bypassò organismo ispezione interno

GENOVA, 06 giugno 2023, 19:03

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Sarebbe stato compito del mio ufficio effettuare la verifica del progetto di retrofitting (il rinforzo delle pile 9 e 10) ma io di quel progetto non conoscevo nemmeno l'esistenza fino al giorno del crollo". Lo ha detto in aula, al processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime) Riccardo Marasca, dal 2012 al 2018 responsabile dell'Odi, organismo di ispezione interno ad Aspi ma indipendente. Quella verifica, ha detto Maresca, venne fatta "bypassando l'Odi". Secondo il teste sarebbe stata 'parziale' in quanto le osservazioni fatte non contenevano nulla sul rinforzo degli stralli delle pile 9 e 10. Per la procura quella verifica venne fatta fuori dalle procedure per non fare emergere il reale stato del ponte. Sentita anche Barbara Iuliano, a lungo dipendente di Spea all'ufficio progettazione e oggi dipendente di Tecne. In aula le sono state mostrate foto che lei stessa aveva allegato alla fine del 2017 al progetto di retrofitting. Foto che mostravano parecchi ammaloramenti del viadotto ma che non furono messe nel progetto inviato al Mit.
    "Non sapevo fossero state tolte - ha detto Iualiano - certo poteva succedere che alcuni allegati venissero tolti da un progetto ma di solito la questione veniva discussa in riunione o comunque comunicata. In quel caso non venne fatto. Si è trattato dell'unico caso in cui non ho saputo che alcuni elaborati erano stati tolti dal progetto, l'ho scoperto sono quando sono stata interrogata dal pm in fase di indagini".
    A inizio mattinata è stata la volta di Giuliano Mari, in passato presidente del comitato controllo rischi di Atlantia, poi dal 2019 al 2022 presidente di Aspi. Ha spiegato di aver ricevuto nel 2013 il catalogo dei rischi dove era indicato anche il Morandi ma con un rischio "basso". Mari ha prima detto di non avere letto gli allegati in cui erano inserite le opere con il rischio. Poi, incalzato dal pm, ha detto che di averlo letto ma senza farci particolarmente caso. Infine ha detto che nelle riunioni di induction del 2010 e 2011 non si era mai parlato di rischio crollo.
   

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