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Ponte Genova, per teste coil non cadde, cercano capro espiatorio

Ponte Genova, per teste coil non cadde, cercano capro espiatorio

Consulente pm, serviva struttura fissa per fare controlli

GENOVA, 31 gennaio 2023, 16:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il coil che trasportavo non si è staccato prima del crollo, lo avrei sentito. Secondo me cercano un capro espiatorio ma la bobina non ha alcuna responsabilità".
    Così il camionista Giancarlo Lorenzetto sentito durante il processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Lorenzetto è stato indicato dalla procura come teste proprio per confutare una delle tesi avanzate da alcuni difensori degli imputati: una delle concause della tragedia sarebbe stata la caduta della bobina da 300 tonnellate trasportata dal camionista dall'Ilva a Novi Ligure.
    "Quella mattina - ha raccontato in aula - c'era un po' di coda e pioveva, uscito dalla galleria ero sulla corsia di destra. A un certo punto mi è crollato l'asfalto davanti, ho sentito un risucchio dietro e sono finito giù. Per fortuna non mi sono fatto nulla, solo qualche botta. Da un punto di vista psicologico è stato invece complicato, sono stato in cura per oltre sei mesi".
    Oggi hanno concluso l'esame i consulenti dei pm. L'ingegnere Renato Buratti ha spiegato come per fare "i controlli in cima alle antenne sarebbe servita una struttura fissa realizzata ad hoc, con una scala per salire fino alla sommità". Alcuni difensori hanno sollevato dubbi sulla conservazione dei reperti nell'hangar, sostenendo che l'umidità e le infiltrazioni di acqua avrebbero forse accelerato la corrosione. "Assolutamente no - ha concluso Buratti - visto che i reperti coperti da pesante nylon e non toccavano terra". Sono 58 le persone imputate le persone imputate tra ex dirigenti e tecnici di Aspi e Spea (la controllata che si occupava dei controlli e manutenzioni), dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato. Le due società sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni.
   

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