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Giacomo Balla, il segno del gigante

Giacomo Balla, il segno del gigante

Alla Galleria Russo di Roma la modernità di un maestro del '900

ROMA, 18 aprile 2021, 14:00

Redazione ANSA

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Giacomo Balla gigante del Futurismo, certo. Ma ci sono un prima e un dopo l'adesione ventennale al movimento di Marinetti che mostrano la grandezza dell'artista torinese, capace di superare le barriere imposte dalle scuole e dai proclami, guardando sempre oltre con una capacità di anticipare i tempi che è il segno della sua modernità. Di questo parlano le ottanta opere, per lo più disegni e bozzetti preparatori, in molti casi inediti, provenienti direttamente dalla casa-studio dell'artista in via Oslavia a Roma, che la Galleria Russo propone fino al 22 maggio nella mostra ''Dal primo autoritratto alle ultime rose''.
    Il curatore Fabio Benzi, grande esperto del maestro, l'ha pensata come ''un romanzo per immagini che spiega nello spazio di poche sale un percorso di cinquant' anni''. Il punto di partenza è l'autoritratto del 1894, un olio di piccole dimensioni realizzato sul retro di una foto che lo ritrae bambino, accostato all'immagine che il pittore tratteggiò di sé quasi 50 anni dopo nel pastello brillante del 1940 intitolato ''Ball'io''. Il corpus della mostra arriva dall'acquisizione della collezione di uno degli eredi di Balla alla quale si aggiungono alcuni capolavori messi a disposizione da prestatori.
    Il percorso documenta l'intera ricerca condotta dall'artista, a partire dagli esordi divisionisti dopo il trasferimento a Roma nel 1895. Gli schizzi e i bozzetti descrivono momenti privati, dai ritratti a matita delle figlie Luce (1914) ed Elica (1921), al minuscolo cartoncino del 1904 in cui si disegna alla scrivania accanto alla fidanzata Elisa. E' comunque il suo periodo futurista ad occupare la scena. Balla firmò il manifesto nell'aprile 1910 e all'inizio i rapporti con gli altri grandi nomi dell'avanguardia non furono facili. Dalle opere influenzate fortemente dalla cronofotografia e dagli studi sul movimento e sulla luce, Balla passò a concentrare l'attenzione sulla velocità con risultati straordinari. Le sue 'velocità astratte' riescono a sintetizzare - scrive Benzi nel bel catalogo - ''in una forma icastica e definitiva, fluida e sintetica, i principi di dinamismo e simultaneità, di suggestioni ambientali (rumori, luci, potenza, dinamica, odori)''.
   

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