Nella striscia di terra dove il
Tevere incontra il mare, da 60 anni sorgono le case
dell'idroscalo di Ostia. Nel 2010 ne sono state abbattute la
metà, e sono rimaste 500 famiglie che combattono le minacce
della natura e dell'uomo, in una zona che gli abitanti chiamano
Punta sacra. Questo è anche il titolo del documentario che li
racconta, diretto da Francesca Mazzoleni, unica opera italiana
selezionata in concorso all'International Film Festival Nyon -
Visions du Réel, uno dei principali appuntamenti internazionali
europei per i documentari.
L'edizione 2020 (17 aprile - 2 maggio), si svolge, per
l'emergenza coronavirus, interamente online e c'è la possibilità
di vedere i film del programma (Punta sacra è disponibile fino
al 2 maggio) in streaming nella sala virtuale del festival.
In un mondo di casette precarie a perenne rischio di
allagamento o demolizione, le persone provano a trovare un
equilibrio in un quotidiano difficile. "Sono passati sette anni
da quando ho messo per la prima volta piede all'Idroscalo di
Ostia, e ho girato lì uno dei miei primi lavori, un
cortometraggio - spiega la regista nelle note di produzione -.
Così è partita una scintilla che, come spesso accade in questo
lavoro, mi ha portata a passare lì mesi interi, a esplorare
umanità e politica, e a tessere con alcune famiglie della
comunità un rapporto di fiducia reciproco". Generazioni
ravvicinate, come nella famiglia tutta al femminile di Franca,
giovane nonna e tra i leader nella comunità di abitanti della
zona. "Sono otto anni che facciamo la battaglia per toglierci il
nomignolo che ci davano di brutti, sporchi e cattivi, cani
sciolti, baraccati, abusivi - spiega Franca, organizzando una
delle azioni di protesta - Hanno cominciato a demolire
l'idroscalo per fare alberghi e ristoranti... ci hanno rovinato
la vita per un porto di fantasmi".
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