"Nella Missione 5 è contenuto il progetto Servizio civile universale (Scu). E' un investimento triennale (2021-2023) di 650 milioni di euro sullo sviluppo personale e professionale dei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni che, attraverso l'impegno in progetti di servizio civile, maturano competenze per l'apprendimento permanente. Sono aumentati i settori di intervento dei progetti, si pensi all'agricoltura sociale o al turismo sostenibile che rispondono alle esigenze del pianeta e a quelle proprie delle generazioni di domani, per amplificarne l'efficacia e finalizzandoli ad obiettivi chiari, come quelli dell'Agenda 2030 Onu". Lo ha detto la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone intervenendo in conferenza unificata sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
"Tra gli obiettivi generali identificati nel Pnrr - ha aggiunto - sono compresi tre ambiti che interessano da vicino le giovani generazioni. In primis, per quanto riguarda il lavoro, alla Missione 5, si rafforzano le politiche attive del lavoro e della formazione di occupati e disoccupati, in particolare tramite la formazione e ricollocazione dei lavoratori. È prevista una riforma per potenziare i centri per l'impiego, attraverso un sistema che coinvolga pubblico e privato. Sono previsti investimenti per la creazione di impresa femminile e il sistema duale che ovviamente rappresenta una misura direttamente a favore delle nuove generazioni". "È chiaro che una particolare attenzione nel Pnrr sia rivolta all'aspetto formativo professionale e all'inserimento nel mondo del lavoro dei Neet che - ha osservato - rappresentano un obiettivo davvero centrale e rilevante se si vuole superare l'impasse socio-economico che caratterizza il nostro Paese".
"La dinamica occupazionale dei giovani - già fortemente penalizzata nel corso degli ultimi decenni - ha risentito della pandemia non solo a causa dell'elevata incidenza di impieghi in settori quali turismo, arte, servizi e sport, drammaticamente condizionati dalle misure di contenimento, ma anche della maggiore diffusione di contratti a tempo determinato che hanno assorbito la caduta della domanda di lavoro nella prima e nella seconda ondata di contagi - ha sottolineato la ministra - La pandemia rischia di determinare un'ulteriore contrazione in termini di accesso al mondo del lavoro che nei prossimi anni avrà ricadute pesantissime sugli studenti e i neolaureati di oggi. Il rischio concreto è che si disperdano le competenze e le esperienze nel passaggio generazionale".