Dopo l'ondata di maltempo che ha
investito il Friuli Venezia Giulia il comparto agricolo è in
ginocchio, mentre in queste ore cresce la preoccupazione per i
18mila occupati del settore. A domandarsi cosa ne sarà di loro
se nei campi non ci dovessero essere più prodotti, sono Stefano
Gobbo per la Fai Cisl, Maurizio Comand per Flai Cgil, e Pier
Paolo Guerra per Uila Uil del Friuli Venezia Giulia, che
ritengono indispensabile che venga dichiarato lo stato di
calamità naturale per il settore agricolo." Il suo
riconoscimento - si elgeg in uan nota diffusa dai sindacati -
permetterebbe l'accesso ai lavoratori, in particolare a tempo
determinato, a speciali norme per il riconoscimento di
ammortizzatori sociali legati alla disoccupazione agricola e
dall'altro soccorrere economicamente le imprese colpite e
permettere la continuità aziendale.
"Per le tre sigle è doverosa la dichiarazione dello stato di
emergenza da parte delle istituzioni nazionali - aggiungono i
sindacati - ed apprezzabile la celerità della politica
regionale che ha permesso di reperire e stanziare risorse
finanziarie destinate ai primi interventi di emergenza, di
assistenza alla popolazione e di aiuto alle nostre aziende
agricole. Tuttavia, ora serve tutelare il comparto agricolo
anche attraverso lo stato di calamità naturale. I primi dati
raccolti, rimarcano i segretari di Fai Cisl, Flai Cgil e Uil
aUil, rilevano che gli eventi del 24 e 25 luglio hanno colpito
in maniera estesa l'intero territorio del Friuli Venezia Giulia,
dalla provincia di Gorizia, passando per il Medio Friuli e la
Bassa Friulana, giungendo fino alla Bassa Pordenonese ed è
andato perso il 70% dei prodotti, dai seminativi, frutteti ai
vigneti".
Ora il rischio è che sia travolta tutta la filiera collegata
alla trasformazione dei prodotti delle aziende agricole. "Questi
eventi drammatici non sono più sostenibili per il nostro settore
- sottolineano Gobbo, Comand e Guerra - dobbiamo agire già
domani mattina per limitare i cambiamenti climatici in atto,
servono scelte e azioni coraggiose e immediate, è impensabile
che un'azienda agricola decida di seminare senza sapere se potrà
raccogliere".
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