Crescono i rischi di dumping
salariale, sociale e contributivo legati al fenomeno del
distacco transfrontaliero di lavoratori in edilizia. A
denunciarlo è il segretario regionale della Fillea Cgil del
Friuli Venezia Giulia, Massimo Marega che vede questo fenomeno,
insieme a quello delle finte partite Iva, "legato alla
somministrazione di manodopera illecita nel mondo dell'edilizia,
dove le imprese fanno fatica a trovare il numero necessario di
lavoratori".
"Il nodo del problema è l'elusione o l'irregolarità che si
genera quando non vengono rispettate le norme - spiega Marega -
. Il fenomeno del distacco è abbastanza complesso dal punto di
vista tecnico" e le norme variano se le imprese straniere che
lavorano in Italia sono di altri paesi europei o sono extra Ue.
"Se le imprese sono di altri Paesi europei, devono iscriversi
alle casse edili della città in cui operano e i lavoratori
devono essere retribuiti in base al contratto italiano". In caso
contrario, precisa Marega, "ci sono fenomeni elusivi anche nei
confronti dell'Inps e dell'Inail e delle stesse casse edili".
Per il segretario regionale della Fillea in Fvg i numeri del
settore fotografano una situazione delicata. "Noi i cantieri li
visitiamo quotidianamente ma non abbiamo la possibilità di
chiedere i documenti ai lavoratori e quindi non abbiamo la
possibilità di capire se siano in distacco o meno - fa notare -
. Senza contare che in un territorio come l'Fvg i lavoratori
sono per il 60-70% di origine straniera".
Individuare i lavoratori in distacco, dunque, è molto
complesso anche perché tante imprese edili, nonostante la norma
lo preveda, spesso non presentano alcuna comunicazione
preventiva legata all'apertura dei cantieri all'Ispettorato del
Lavoro e ai sindacati. "Di comunicazioni preventive noi
sindacati ne abbiamo ricevute meno di una decina negli ultimi 2
anni, registriamo che fine 2021 all'Ispettorato del Lavoro
risultavano circa 300 lavoratori distaccati. Le casse edili di
Trieste, Pordenone e Udine, invece, ne avevano contati meno di
10".
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