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Sos foreste marine, algologi 'restaurano' Faraglioni Capri

Sos foreste marine, algologi 'restaurano' Faraglioni Capri

Dopo deserto per pesca illegale. Iniziativa Università Trieste

TRIESTE, 19 maggio 2022, 13:28

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ripristinare la biodiversità dei Faraglioni di Capri dopo la desertificazione causata dalla pesca illegale del dattero di mare. E' il progetto avviato da un team di algologi dell'Università di Trieste - Conisma (Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare) "in trasferta" nel Golfo di Napoli per mettere in atto un'azione di restauro ecologico delle "foreste marine".
    Il team ha già coordinato il progetto europeo Roc-PopLife* che ha portato al ripopolamento delle foreste marine nelle aree protette delle Cinque Terre e di Miramare. "A Trieste - spiega Annalisa Falace, docente di Algologia dell'ateneo e referente scientifico del progetto "Ripristino ambientale dei faraglioni di Capri" finanziato dal Comune di Capri - abbiamo iniziato 15 anni fa a occuparci del restauro ecologico di un'alga bruna che colonizza i fondali del Mediterraneo formando foreste ricche di biodiversità, capaci di produrre ossigeno e abbattere la CO2.
    Negli anni abbiamo sviluppato e testato metodi di coltura di queste alghe per riforestare le aree desertificate in modo eco-sostenibile".
    A Capri il team si impegnerà a innescare e accelerare il processo di mitigazione del danno ambientale causato dalla pesca illegale, ma anche a tutelare e conservare le foreste marine, in pericolo di estinzione. "A Capri - prosegue Falace - stiamo lavorando su popolamenti superficiali e profondi oltre i 40 metri, utilizzando per la prima volta anche altri approcci innovativi recentemente sviluppati dal nostro gruppo di ricerca, perché l'intervento di ripristino abbia la massima efficacia con il minimo impatto sui Faraglioni, che rappresentano un ambiente estremamente delicato e di pregio non solo dal punto di vista biologico ed ecologico ma anche paesaggistico".
    L'originalità della metodologia di restauro - spiega l'ateneo - sta nella produzione in acquari di nuove "plantule" da reintrodurre in ambiente marino, senza danneggiare i siti donatori. La prima fase dell'operazione partita la scorsa settimana prevede la caratterizzazione tassonomica delle foreste marine capresi individuando i siti maggiormente danneggiati dalla pesca di frodo e più idonei al restauro ecologico. A giugno e luglio, invece, è previsto l'intervento di riforestazione.
   

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