Irritazione M5s per chiamata Salvini a Berlusconi. Ministro: 'Siamo all'asilo di Mariuccia'

Il leader della Lega ribadisce: 'Abbiamo lavorato bene per un anno, perché dovremmo cambiare opinione?'

Redazione ANSA

"Berlusconi l'ho sentito per fargli gli auguri di buona salute, spero che Di Maio non polemizzi anche quando qualcuno augura in bocca al lupo a uno che è ricoverato in ospedale, perché altrimenti saremmo veramente all'asilo Mariuccia". Così il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini ha replicato all'altro vicepremier dei 5Stelle, Luigi Di Maio che ha chiesto alla Lega di smentire le telefonate con Forza Italia per far cadere il governo.

"Leggiamo - avevano evidenziato in mattinata fonti M5s - che ci sarebbe stata una telefonata tra Salvini e Berlusconi. Attendiamo la smentita da parte della Lega perché se venisse confermato il tutto sarebbe grave, visto che questi contatti arrivano proprio dopo che abbiamo detto chiaramente che avremmo accelerato con la legge sul conflitto d'interesse. Che sia chiaro: se qualcuno pensa di bloccare la legge si sbaglia di grosso. Si tratta di una promessa fatta agli italiani che manterremo. La Lega è con noi o con Berlusconi?". 

"Abbiamo lavorato bene per un anno, perché dovremmo cambiare opinione? Io sono leale, spero che tutti lo siano come ho dimostrato io in questi ultimi mesi", ha aggiunto Salvini. "Non rispondo a nessuna polemica o insulto". "Do la mia parola e la mia parola - ha sottolineato - vale. Lealtà e concretezza sono valori che non si comprano al mercato e questo spero valga per tutti".

"E' naturale che la Lega voglia tornare con Forza Italia. Lo chiedono i cittadini italiani": a dirlo è Antonio Tajani, vicepresidente di FI e presidente del Parlamento europeo, dopo le parole di Luigi Di Maio. "In tutte le elezioni regionali - ha aggiunto, parlando con l'ANSA - hanno sempre chiesto di essere governati dal centrodestra. Così deve essere per rispondere alla volontà popolare". Secondo Tajani, oggi impegnato in alcune iniziative elettorali in Umbria, "è il popolo che lo chiede".

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