BERLINO - Gli Stati Uniti non vogliono conflitti con la Cina, ma Pechino deve cambiare politica. La conferenza della Sicurezza di Monaco diventa l'arena di un nuovo scontro fra gli Usa di Donald Trump e la Cina, che in questa occasione si è difesa sfoderando l'orgoglio socialista, "non ci fermerà nessuno". Cuore del confronto è stato il veto americano su Huawei: un "cavallo di Troia dei servizi cinesi", secondo il segretario di stato americano Mike Pompeo.
Nella giornata centrale del forum, proprio il motto lanciato dal chairman Wolfgang Ischinger "Westlessness" ha offerto poi lo spunto per litigare anche con i partner europei, sull'indebolimento dell'occidente. Mentre l'Italia ha registrato un'importante apertura da Berlino, con Annegret Kramp-Karrenbauer che ha chiesto di accogliere Roma nel format E3, nato sull'Iran tra Francia, Germania e Gran Bretagna. "Costituisce un ponte importante fra Nato ed Europa", ha detto la ministra della Difesa tedesca.Con uno sguardo alla Libia ritengo sarebbe importante far entrare anche l'Italia".
Il fronte caldo della conferenza di Monaco 2020 è chiaramente quello fra Cina e Usa. Consentire a Huawei di installare la rete 5G in Europa "potrebbe arrivare a mettere a rischio la Nato", secondo il ministro della Difesa Usa, Mark Esper. "Non vogliamo conflitti con la Cina. Ma devono cambiare politica, essere trasparenti e rispettare le regole", ha avvertito Pompeo, puntando il dito contro le pratiche sleali e la pressione "palese e nascosta" che Pechino esercita sugli altri stati della comunità internazionale. Con una retorica gentile, il ministro degli esteri cinese Wang Yi gli ha replicato senza mezzi termini: "Le accuse sulla Cina sono bugie".
"Negli Usa non si accetta l'idea del successo in uno stato socialista, ma questo è ingiusto, i cinesi meritano una vita migliore. Nessuno potrà fermarci". E la Cina "uscirà più forte di prima dall'emergenza del coronavirus", che non comprometterà la crescita del gigante asiatico. Sul tema di fondo dello schiacciamento dei valori occidentali, questione che si intreccia con l'effettività e la coesione della Nato, Pompeo ha aperto anche un altro fronte di scontro: "Sono felice di annunciarvi che parlare di morte della alleanza transatlantica è estremamente esagerato. L'Occidente vince, insieme noi vinciamo", ha sillabato il segretario di Stato americano, che non ha preso affatto bene il richiamo del presidente Frank-Walter Steinmeier, secondo il quale gli Usa rigetterebbero la comunità internazionale.
"Parole che non rispecchiano in alcun modo la realtà", ha replicato piccato il delegato di Donald Trump. Ma la tesi di Steinmeier ha trovato appoggio in Emmanuel Macron, che ha contraddetto punto per punto l'analisi americana: "c'è un indebolimento dell'occidente", ha dichiarato, e gli americani "hanno ripensato le loro relazioni con l'Europa". Tuttavia il capo dell'Eliseo ha tenuto a sgombrare il campo da un "equivoco": "vengo frainteso quando parlo di sovranità europea, questo non è inteso in alternativa alla Nato. L'Europa ha bisogno della Nato. E 'Ue deve poggiare su due pilastri la sua sicurezza: sull'alleanza e sulla difesa europea". Macron ha ammesso inoltre di essere "impaziente" rispetto ai tempi lunghi che servono a Berlino per elaborare le riforme europee: "siamo un continente che non crede più nel suo futuro".
"Cina e America investono più massicciamente sul loro futuro di quanto non facciamo noi", incalza. In dieci anni, Macron vorrebbe vedere un Europa modernizzata, in grado di muoversi con una strategia, e con una politica estera che non si fondi sul principio dell'unanimità . Sull'Europa di oggi l'analisi è segnata da evidente apprensione: "la democrazia europea è a rischio", ha avvertito Macron. La Russia non rinuncerà al suo ruolo destabilizzatore, e Germania e Francia devono recuperare la fiducia della classe media.