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L'isola delle rose, storia incredibile ora è film

L'isola delle rose, storia incredibile ora è film

9/12 su Netflix film Sibilia con Elio Germano su 'stato' '68

TORINO, 27 novembre 2020, 15:31

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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''Stavo cercando una voce scientifica per 'Smetto quando voglio 2', quando mi sono imbattuto in 'L'isola delle rose' e ho così scoperto questa cosa straordinaria che non conoscevo e mi sono detto: perché mai non ci hanno fatto un film?". A parlare così de L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE è Sidney Sibilia regista di questo lungometraggio, co-produzione internazionale di Groenlandia e Netflix che lo distribuirà dal 9 dicembre. Scritto dallo stesso regista con Francesca Manieri, il film racconta appunto la storia vera, per quanto incredibile, di Giorgio Rosa e dello stato indipendente che fondò nel 1968 al largo di Rimini.
    Una mini nazione che incarnò alla stesso tempo l'utopia e il sogno di una generazione. Un sogno durato però molto poco perché la Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose fu fatta brillare l'11 febbraio del 1969 dallo Stato Italiano.
    Tutto parte dalla mente di un giovane ingegnere più che visionario, Giorgio Rosa (Elio Germano), che decide di costruire un'Isola al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali.
    L'idea era quella di creare un mondo a parte, in cui la libertà individuale era il valore assoluto. In questa impresa insieme a lui c'erano il suo miglior amico Maurizio (Leonardo Lidi), un misterioso naufrago (François Cluzet), un animatore delle notti romagnole (Tom Wlaschiha) e una ventenne romantica in cerca di lavoro (Violetta Zironi).
    E poi c'è Gabriella (Matilda De Angelis), avvocato di diritto internazionale, che diventerà moglie e compagna di vita di Giorgio Rosa.
    "La forza delle banda - dice Sibilia - si vede tutta in 'Smetto quando voglio' qui, invece, quello che conta è la forza del singolo. Nel 1968, mentre tutti volevano cambiare il mondo, Rosa se lo costruiva".
    Elio Germano straordinario, come sempre, e perfetto nel dialetto romagnolo, fa un bel distinguo tra il mondo del '68 e l'oggi: "Una delle cose che mi ha colpito di più parlando con i reduci di quell'avventura è il fatto che allora si faceva a gara nel distinguersi, nel fare le cose più strane, mentre ora tutti tendono ad omologarsi e ad avere più like".
   

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