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Signorelli 500, a Cortona una mappa di grande arte

Signorelli 500, a Cortona una mappa di grande arte

I capolavori del genio del Rinascimento e di Gino Severini

CORTONA (AREZZO), 05 giugno 2023, 08:14

Luciano Fioramonti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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CORTONA - L'attenzione a Cortona è ora tutta per Luca Signorelli e per la grande mostra a Palazzo Casali che ne celebrerà il quinto centenario della morte dal 23 giugno all'8 ottobre. Una trentina di opere selezionate da Tom Henry, tra i massimi esperti al mondo dell'artista, concesse dai principali musei italiani e stranieri racconteranno il pittore che fu allievo di Piero della Francesca, lavorò con Perugino alla Cappella Sistina e ispirò Raffaello e Michelangelo.
    Nello storico edificio oggi sede del Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona (Maec) si procede all'allestimento, mentre in una sala la restauratrice Nadia Innocentini ha lavorato a lungo per ridare luce a uno dei capolavori dell'esposizione, il celebre Tondo che raffigura la Madonna col bambino e i santi protettori della città. La celebrazione di Signorelli nell'antica Curtun etrusca offre l'occasione per un incontro ravvicinato anche con Gino Severini, uno dei padri del Futurismo. I due cortonesi doc, il maestro del Rinascimento e uno dei giganti dell' Avanguardia fondata quattro secoli dopo da Filippo Tommaso Marinetti, hanno lasciato tracce profonde nel dedalo di vie dell'affascinante centro storico della città. Perle di Luca da Cortona sono conservate nel piccolo ma prezioso Museo Diocesano, in piazza Duomo, fondato nel 1945 nella ex Chiesa del Gesù. Su tutte spiccano il Compianto su Cristo Morto, del 1502, e la Comunione degli Apostoli, di dieci anni successiva. Accanto a loro un capolavoro di Beato Angelico, l'Annunciazione dipinta intorno al 1430. Il Museo custodisce anche i cartoni dei mosaici realizzati da Severini tra il 1945 e il 1946 per le stazioni della Via Crucis lungo via Santa Margherita. A commissionargliela fu il vescovo Giuseppe Franciolini in segno di gratitudine verso la santa per aver salvato la città dai bombardamenti. Proprio di fronte all'ingresso del Museo c'è la Concattedrale di Santa Maria Assunta.
    All'estremità della navata sinistra, protetto da una teca e quasi seminascosto dall'altare della cappella absidale, c'è il piccolo mosaico del Redentore donato da Severini. Lungo la salita di via Santa Marherita che dalla piazza principale, sulla facciata della Chiesa di San Marco si staglia il grande mosaico realizzato dall'artista nel 1961. Ma la vera sorpresa è al primo piano del palazzo che ospita il Maec, dove tre sale accolgono una sessantina di capolavori del geniale pittore. Severini, nato a Cortona nel 1883 si trasferì dopo l'adolescenza a Roma dove conobbe e divenne allievo di Giacomo Balla - con il quale nel 1910 firmò il Manifesto dei pittori futuristi insieme con Boccioni, Carrà e Russolo - e dal 1906 nella Parigi di Picasso, Braque, Apollinaire e Gertrude Stein restandovi per venti anni. La collezione permanente, inaugurata nell'autunno del 2021 e frutto della donazione della figlia Romana, è una girandola di dipinti - tra cui la celebre ''Maternità'' del 1916 - e disegni tra maschere, nature morte, le celebri ballerine, incisioni, documenti e fotografie in un allestimento in tre capitoli - la famiglia, il museo immaginario e le religiose - che contestualizza le opere al periodo e all'ambiente in cui presero forma. ''Le città a cui mi sento più profondamente legato sono Cortona e Parigi - disse Severini -. Nella prima sono nato fisicamente, nella seconda intellettualmente e spiritualmente. Potrei non sentire quella specie di attaccamento naturale che risente ogni uomo per la terra dove è nato ma io ho l' impressione di amare questa terra in un modo più profondo''.
    Per ammirare un'altra opera di Signorelli di grandissimo pregio ma inamovibile si deve salire nella zona di Poggio. Qui, la minuscola chiesa di San Niccolò custodisce il Gonfalone della Compagnia del Santo, con la Deposizione del Cristo Morto del 1510, e sul retro, la Madonna col Bambino e i Santi Pietro e Paolo, visibile dal 2005 grazie a un braccio meccanico che fa ruotare il quadro posto al di sopra dell'altare. Un foro nel muro accanto alla tela rivela l'antenato di un sistema di allarme pensato in epoca antica contro i malintenzionati, una corda collegata con il letto del custode. Cento anni fa, a quattro secoli dalla morte di Signorelli, i cortonesi hanno posto una lapide sul muro esterno dell'eremo per ricordare che in questo luogo tranquillo "l'ala possente del genio pittorico si raccolse per ricantare nei secoli con armonia di colori e umanità di volti la maternità e il martirio, le due passioni sublimi nelle quali si riassume la vita universale".
   

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