Un allestimento immersivo tra il
buio e la luce, per scoprire come inizia il percorso di
costruzione di un film o di uno spettacolo teatrale, attraverso
i bozzetti dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti. E'
l'idea alla base della mostra "Dante Ferretti. Effimero per
errore", a Macerata, a Palazzo Ricci dal 25 luglio al 19
settembre, con inaugurazione sabato 24 luglio. L'immaginario di
Ferretti è protagonista assoluto dell'esposizione, a cura di
Pierfrancesco Giannangeli e Benito Leonori con l'assistenza di
Bianca Piacentini.
Originario di Macerata, Ferretti è celebre a livello
internazionale grazie alle sue numerose collaborazioni in
importanti produzioni hollywoodiane. Oltre agli Oscar per i film
"The Aviator" e "Hugo Cabret" di Martin Scorsese e "Sweeney Todd
- Il diabolico barbiere di Fleet Street" di Tim Burton, ha
collezionato vari altri riconoscimenti internazionali.
Nelle sale di Palazzo Ricci sono esposti 10 bozzetti a
pastello su alluminio, carta, cartoncino, cartone, compensato e
tela (tra cui quelli dei film premiati agli Oscar) e un
modellino di resina, appartenenti alle collezioni della
Fondazione Carima. L'allestimento è realizzato nei laboratori
scenografici della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi,
coordinati da Benito Leonori. Il visitatore si trova immerso nel
processo della creazione artistica, nella stessa situazione che
vive il regista quando lo scenografo gli sottopone l'ipotesi
creativa, attraverso bozzetti e modellini. Il titolo della
mostra "Effimero per errore" è "un gioco di parole sull'essenza
della pratica dello spettacolo - spiegano i curatori - a torto
considerata un effimero che dura il tempo della rappresentazione
o delle riprese. Al contrario, l'evento, quando accade, è
un'esperienza di vita condivisa nell'attimo del suo farsi sia
per l'artista che per lo spettatore, e la vita è un susseguirsi
di momenti spesso effimeri. Considerare una scenografia un
effimero è pertanto un errore, perché quel variegato mondo di
immagini resta per sempre impresso nella memoria, intellettuale
e affettiva, di uno spettatore". L'apprendistato di Dante
Ferretti comincia nel 1962, nella Baia di Portonovo in provincia
di Ancona, con un film di pirati di Domenico Paolella. "Mi
chiamavano l'architettino, con un certo rispetto per il mio
ruolo - scrive Ferretti -. Con il mio amore per il cinema e con
tutta l'incoscienza dei miei diciassette anni mi sono gettato in
un'avventura che, a distanza di tempo, mi sembra davvero
titanica". Dalle collaborazioni con Pasolini e Fellini, sino al
cinema americano, sua grande passione da ragazzo e fonte di
ispirazione - "con 'Quarto Potere' a 'Ben Hur' ho trascorso
interi pomeriggi nelle sale cinematografiche di Macerata" - e al
rapporto preferenziale con Scorsese. A muovere la creatività di
Ferretti è l'esigenza testarda di rendere ogni volta tangibile,
ancorché visibile, l'inimmaginabile. Questa ossessione prende
forma dalla traccia cartacea o similare in cui le linee e i
colori lasciano a chi guarda il compito di elaborare mentalmente
quel che persino sullo schermo rimane inafferrabile e
suggestivo. "La scenografia per Ferretti non è che lo stadio
terminale di un sogno sognato e poi reso cosciente da lasciarsi
alle spalle per incominciare tutto daccapo, in un perenne
esercizio da esordiente che si confronta con prove ulteriori",
spiega Anton Giulio Mancino nel suo contributo nel catalogo di
mostra, edito da Maggioli. Sempre dal catalogo, l'intervento di
Renzo Bellanca sulla scenografia cinematografica: "È un processo
simile a quello che compie un attore che, letta la sua parte,
deve entrare nel suo ruolo e nel contesto storico, facendolo
vivere allo spettatore: in questo modo ti permette di viaggiare,
inizialmente, stando al tavolo da disegno, restituendo al
pubblico stesso il viaggio, i rumori, gli odori immaginati
attraverso quegli elementi architettonici, colori, oggetti e
arredi che hai selezionato, conducendolo a volte anche in quei
luoghi interiori che molte volte sono soltanto atmosfere
impalpabili, ma che hai saputo rendere visibile anche se
visibile non è". La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di
risparmio della provincia di Macerata (Carima), con il
patrocinio della Regione Marche e del Comune di Macerata.
L'organizzazione è affidata a Maggioli Cultura.
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