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A Milano la prima retrospettiva in Italia su Max Ernst

Oltre 400 opere raccontano a 360 gradi l'artista tedesco

di Michela Nana MILANO

MILANO - "Puoi bere le immagini con i tuoi occhi" diceva Max Ernst (1891-1976), pittore, scultore, poeta e teorico dell'arte tedesco, poi naturalizzato americano e francese che Milano celebra con una mostra a Palazzo Reale. Una frase che rappresenta la sua visione dell'arte, che tutti potranno ammirare, dal 4 ottobre e fino al 26 febbraio, grazie a oltre 400 opere esposte tra dipinti, sculture, disegni, collage, fotografie, gioielli e libri illustrati. È un Max Ernst a 360 grandi quello in mostra a Milano in una retrospettiva che è la prima in Italia a lui dedicata, dove sono esposte anche opere che da decenni non sono visibili al pubblico, come Sogno e Rivoluzione. C'è il Max Ernst dadaista, il surrealista, il romantico, il patafisico, l'umanista. L'esposizione milanese, promossa dal Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa, in collaborazione con Madeinart, è curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech e si annuncia già un successo. Il giorno prima dell'apertura sono già 16 mila le prenotazioni effettuate tra gruppi e singoli, tanto che Palazzo Reale pensa ad un biglietto speciale per permettere a chi lo desidera di tornare anche più volte ad ammirare i capolavori del maestro esposti in questa esaustiva mostra. "Questa retrospettiva mette in scena un Max Ernst che non avete mai visto - ha spiegato uno dei curatori, Jürgen Pech -, non solo dadaista e surrealista e romantico, ma anche umanista interessato al Rinascimento e patafisico". Il percorso narra le vicende biografiche di Ernst raggruppandole in 4 grandi periodi, a loro volta suddivisi in 9 sale tematiche. Le prime due sono intitolate 'La rivoluzione copernicana' e 'All'interno della visione' e accompagnano la prima parte della biografia di Ernst in Germania, con l'avvento rivoluzionario di Dada e l'invenzione del collage, la prima mostra in Francia e il proto-surrealismo. Il ruolo centrale dell'amore, dell'amicizia e dell'erotismo nelle sue scelte e nella sua poetica diventa poi protagonista della sala, 'Eros e metamorfosi'. In queste prime sale si possono ammirare opere come Crocifisso (1914), Fiat Modes Pereat Ars (1919), I Cormorani (1920), Les Malheurs des Immortels (1922, nell'unica edizione acquarellata), i frammenti della casa di Eaubonne (1923), Il bacio (1927), Gli uomini non ne sapranno nulla (1927). La mostra prosegue raccontando gli anni trascorsi da Ernst a Parigi e in Francia, l'affermarsi del Surrealismo. Le sale della mostra, con il particolare allestimento, sono concepite come finestre e palcoscenici. "Tutta l'arte di Ernst è un invito a vedere, a mettere in scena la finzione", commenta una delle curatrici, Martina Mazzotta. Infine nel periodo americano si possono ammirare le opere realizzate con le tecniche del frottage, del grattage, del dripping. Per arrivare ad un gran finale con lo sguardo rivolto alle stelle in sale 9 intitolata 'Cosmo e crittografie'. Negli anni che precedono lo sbarco dell'uomo sulla luna, arte e scienza dialogano nelle opere di Ernst.

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