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Scoperta a Roma, torna alla luce un tratto della via Latina

Università Sapienza e Roma Tre con il Parco dell'Appia Antica

Redazione ANSA ROMA

ROMA- Un tratto dell'antica Via Latina è ritornato alla luce nel settore più meridionale della Villa di Sette Bassi a Roma Vecchia, l'estesa area archeologica compresa tra la via Tuscolana, il Parco degli Acquedotti e il quartiere di Lucrezia Romana. Lo annuncia l''Università la Sapienza di Roma, precisando che il ritrovamento è avvenuto la scorsa settimana nell'ambito delle ricerche condotte da tempo su un nucleo edilizio in netto distacco dal settore più monumentale dei resti, dislocato nella zona meridionale dell'area archeologica.
    La tradizionale denominazione di questo corpo di fabbrica, noto come Dépendance, spiegano gli archeologi, è stata influenzata presumibilmente dalla prossimità con la via Latina e dalla conseguente interpretazione come primo ingresso alla Villa; i più recenti studi indicano in queste strutture antiche un edificio termale risalente al II secolo d.C., precocemente riutilizzato per l'allestimento di un luogo di culto paleocristiano.
    Il passaggio della strada in questo punto era ipotizzato da tempo sulla base dei tratti affioranti rispettivamente nel parco degli Acquedotti e nell'area del deposito officina della Metro A di Osteria del Curato. La distanza tra queste evidenze, superiore a 1,5 km, non aveva però consentito, finora, di ricostruire con certezza l'andamento della strada e l'eventuale condizionamento esercitato sul suo sviluppo dalla estrema prossimità dei resti pertinenti alla Villa.


    Le attività di scavo, promosse e dirette dal Parco Archeologico dell'Appia Antica con il coordinamento dei Funzionari Responsabili, si sono basate sulle ricerche in corso sulle strutture della Dépendance coordinate da Carla Maria Amici (docente del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento) e da Alessandra Ten ( docente del Dipartimento di Scienze dell'Antichità di Sapienza Università di Roma), in convenzione con il Parco Archeologico dell'Appia Antica, e si sono avvalse della collaborazione del Dipartimento di Ingegneria dell'Università di Roma Tre che, sotto il coordinamento scientifico di Andrea Benedetto, ha messo a disposizione le competenze scientifiche e le tecnologie più avanzate mirate al rilevamento di possibili evidenze interrate. L'indagine con i georadar ha circoscritto le aree oggetto di sondaggi, dove poi sono state portate alla luce le preesistenze archeologiche.

                                                                          


    Il ritrovamento è importante, sottolinea Benedetto, "perché oltre a fornire un contributo significativo alla comprensione dell'assetto della rete viaria antica e di aspetti connessi alla vita anche quotidiana della società romana, fornisce delle soluzioni per molte applicazioni dell'ingegneria civile quando ricorrono interferenze tra valori archeologici e nuove realizzazioni di infrastrutture".
    La strada, rintracciata ad una profondità di cm 50 circa, come previsto dai rilievi, è risultata perfettamente coerente con il tracciato rettilineo precedentemente solo ipotizzato. Nella porzione riportata in luce la carreggiata stradale è larga m 3.80 circa; il basolato si presenta sconvolto ma ben definito lungo i margini. Proprio questi risultati, spiega a sua volta Alessandra Ten, "indirizzano le prospettive di ricerca delle Università coinvolte e del Parco Archeologico dell'Appia Antica a sondare il punto di intersezione tra la strada e la diramazione dell'Acquedotto privato della Villa che, provenendo da sud, doveva oltrepassare la Via per raggiungere la cisterna collocata presso il suo nucleo orientale", così da incrementare il livello di conoscenza relativo all'antico tracciato, progettare la sua conservazione e valorizzazione. L'intervento sulla Via Latina, conclude il direttore del Parco archeologico dell'Appia Simone Quilici, "avvia la riscoperta della villa di Sette Bassi attraverso una serie di progetti che verranno realizzati nei prossimi mesi per la conservazione del patrimonio, il miglioramento dell'accessibilità e della fruizione e la riqualificazione e rifunzionalizzazione degli immobili". Non solo: "L'ampliamento della conoscenza consentirà anche, dopo anni di chiusura, di riconsegnare alla cittadinanza un bene straordinario per tutti e fortemente identitario per la comunità locale". 
   

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