Un poster gigante, con una
costellazione di reti e connessioni tematiche che hanno
costruito un'anima, un'identità. Una sala a scacchi bianca e
nera, per raccontare il Maxxi prima del Maxxi, quando ancora
era il cantiere di Zaha Hadid. E poi un'impressionante Timeline,
che scandisce, rimanda, moltiplica, ciò che è stato come
un'autostrada lanciata verso il domani. È con "Una storia per il
futuro. Dieci anni di MAXXI" (17 febbraio - 29 agosto), che il
Museo nazionale delle arti del XXI secolo festeggia il suo primo
decennio di vita, lavoro, ricerca, costruzioni. Una mostra
immateriale, a cura di Hou Hanru e realizzata con la
collaborazione dell'ANSA. Il direttore artistico, dopo aver
ripensato il concetto di Collezione permanente con Non basta
ricordare e dopo aver svuotato il museo per riempirlo di suoni e
performance con Open Museum Open City, ora compie un altro gesto
radicale: una "mostra non mostra", immateriale, in cui le opere
non sono presenti fisicamente ma raccontate ed evocate
attraverso immagini e parole. "Abbiamo lavorato due anni per
realizzarla - racconta Hanru - E' anche una riflessione su come
sviluppare il museo in futuro". Il risultato è un gigantesco
Atlante di oltre 1200 immagini, che invade le pareti del museo,
ispirato al monumentale progetto Mnemosyne dello storico
dell'arte Aby Warburg e alla nozione di Museo immaginario
coniata dallo scrittore e politico André Malraux nel 1947.
Accanto, un patrimonio straordinario di interviste d'archivio,
testi e pubblicazioni, divisi in cinque sezioni (Il MAXXI e la
Città, La Moltitudine, Mondi, Le Sfide della Realtà e Credete
nell'innovazione) nell'allestimento dello studio olandese Inside
Outside di Petra Blai. Un invito a ripercorrere la storia
recente, quella del Museo ma anche quella globale, per far luce
sul prossimo futuro ed essere parte attiva in questo eccezionale
brainstorming collettivo.
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