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Da Monnot a restauro Cananea, Palazzo Barberini non "chiude"

Da Monnot a restauro Cananea, Palazzo Barberini non "chiude"

Debutto web per le mostre previste a novembre e nuove rubriche

ROMA, 18 novembre 2020, 18:45

di Daniela Giammusso

ANSACheck

Da Monnot a restauro Cananea, Palazzo Barberini non "chiude" - RIPRODUZIONE RISERVATA

Da Monnot a restauro Cananea, Palazzo Barberini non "chiude" - RIPRODUZIONE RISERVATA
Da Monnot a restauro Cananea, Palazzo Barberini non "chiude" - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - La mostra "Plasmare l'idea. Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi", che avrebbe dovuto festeggiare l'acquisto, pochi mesi fa, da parte dello Stato italiano dalla famiglia Odescalchi di quel primo grande modello in legno dipinto e terracotta dorata per il monumento funebre a Papa Innocenzo XI. E poi "La Cananea restaurata. Nuove scoperte su Mattia e Gregorio Preti", con quel focus dedicato alla tela del "Cristo e la Cananea" e ai suoi segreti appena svelati. Ma anche rubriche, anteprime, curiosità.

Le Gallerie Nazionali di Arte Antica a Palazzo Barberini e Galleria Corsini non chiudono. Anzi, in questi giorni continuano a portare spettatori nelle proprie sale, moltiplicano gli appuntamenti, seppur solo online (sul sito www.barberinicorsini.org e sui canali social del museo), in attesa delle decisioni per la scadenza del Dpcm prevista il 3 dicembre. Confermata, ad esempio, la rubrica del sabato #lacollezione, da tre anni dedicata alla descrizione delle opere esposte nelle sale e arrivata a "collezionare" storie e bellezza di oltre 150 capolavori. Ha invece appena debuttato #AnimaliFantastici, nuovo appuntamento per scoprire il significato dei numerosi animali presenti nelle opere delle Gallerie. Mentre il mercoledì è tutto per #SeicentoaBarberini, dove scoprire le nuove sale dedicate al XVII secolo. Cuore dell'offerta sono ora le due mostre che avrebbero dovuto aprire in queste settimane e che temporaneamente vivono online (entrambe previste fino al 2 maggio). La storia della prima, "Plasmare l'idea. Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi" a cura di Maurizia Cicconi, Paola Nicita e Yuri Primarosa, comincia nel febbraio del 1687, quando Pierre-Étienne Monnot, brillante artista francese da poco arrivato a Roma, viene chiamato a partecipare al concorso bandito dal principe Livio Odescalchi, per il monumento funebre di Papa Innocenzo XI in San Pietro in Vaticano. Un'occasione di prestigio unica, che avrebbe segnato l'ascesa di Monnot nel ricco ambiente romano e alla quale furono invitati alcuni tra i più importanti scultori attivi in città dopo la morte di Bernini, come Angelo De Rossi, Domenico Guidi e Pierre Legros. Oggi la mostra racconta quanto, dalla prima bozza in terracotta in arrivo dal Museo Nazionale del Bargello, passando per il modello della collezione Odescalchi appena acquistato, fino al monumento in marmo inaugurato a San Pietro nel 1701, l'idea iniziale di Monnot sia mutata grazie all'influenza di un altro astro dell'ambiente artistico romano di fine Seicento: il pittore Carlo Maratti che con i suoi progetti grafici stravolse il pensiero di Monnot all'insegna dell'aequa potestas di pittura e scultura. A testimoniarlo a Palazzo Barberini, anche altre dieci opere, con l'importante serie di apostoli realizzata da Andrea Sacchi e Carlo Maratti per il cardinale Antonio Barberini.

Curata invece da Alessandro Cosma e Yuri Primarosa, la seconda mostra ruota intorno alla grande tela del "Cristo e la Cananea" di Mattia Preti dopo il restauro del laboratorio delle Gallerie Nazionali, che ne ha svelato segreti e ripensamenti. Capolavoro di collezione privata, proveniente dalla quadreria dei Principi Colonna, esposta l'anno scorso a Palazzo Barberini in occasione della mostra "Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti", la tela è un importante nuovo tassello del periodo romano di Mattia Preti e testimonia l'influsso della pittura veneziana, di Tintoretto e Veronese in particolare, sull'arte del "Cavalier calabrese". Ma anche il rapporto artistico tra i due fratelli, Gregorio e Mattia, che a lungo lavorarono insieme. Come nell'Allegoria dei cinque sensi nella quale i filosofi Eraclito e Democrito esortano a giudicare razionalmente i piaceri delle esperienze sensoriali. O le Nozze di Cana del Pontificio Istituto Teutonico, esposto per la prima volta al pubblico, che testimonia lo stile di Gregorio, lontano dalle raffinatezze del fratello, che brillano invece nella Cena del ricco Epulone.

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