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Morbiducci e i nudi scampati alla distruzione

Morbiducci e i nudi scampati alla distruzione

A Roma i disegni dello scultore per le statue del Regime

ROMA, 20 dicembre 2019, 13:07

Luciano Fioramonti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 ROMA - Come accadde ad altri artisti toccati dalla fortuna e dalla celebrità durante il Fascismo, la fine della Seconda Guerra Mondiale per Publio Morbiducci rappresentò un momento di crisi profonda. E così tra il 1945 e il 1946 lo scultore del Bersagliere di Porta Pia e dei Dioscuri di travertino con i loro cavalli impennati ai lati della facciata principale del Palazzo della Civiltà Italiana all' Eur mise mano alla distruzione di una parte importante della sua produzione.
    Volontà di cancellare le prove della sua adesione al Regime? Gesto per rinnegare opere ritenute qualitativamente inadeguate? Fu un modo drastico di fare i conti con il proprio passato. Su quel periodo delicato punta l' occhio Monica Cardarelli che nella sua Galleria del Laocoonte, nel centro di Roma, presenta fino al 12 marzo prossimo con la mostra "Publio Morbiducci-Nudi Maschili" una quarantina di disegni scampati all' epurazione decisa dall' autore, riferiti ad alcune statue dei giganteschi atleti dello Stadio dei Marmi e dello Stadio del Tennis al Foro Italico.
    Publio Morbiducci (Roma 1889-1963) aveva cominciato come pittore tra i più interessanti della Secessione Romana alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. A fargli cambiare strada fu il suo maestro Duilio Cambellotti, che lo spinse a dedicarsi alla xilografia e, in particolare, alla medaglistica, nella quale ottenne risultati brillanti. Nel 1923 vinse il concorso con il bozzetto per la moneta da due lire nella quale rielaborò la prima raffigurazione del fascio littorio. Quanto alla scultura monumentale, l' artista ebbe l' incarico di realizzare alcune tra le opere più importanti per il Padiglione Italiano all'Esposizione Universale di New York del 1939, per esaltare gli obiettivi centrati dal Fascismo e preannunciare quello che avrebbe dovuto rappresentare l' Esposizione Universale di Roma del 1942 con i magnifici edifici del quartiere costruito per quell' evento che poi non si fece a causa della guerra.
    Lo spirito trionfalistico ispirò in quegli anni anche la realizzazione del complesso di edifici sportivi e degli spazi monumentali del Foro Italico, che poi le Olimpiadi del 1960 misero al centro dell' attenzione mondiale. Per celebrare i fasti del Regime e richiamarsi alla tradizione della Roma Antica nello Stadio dei Marmi erano state previste 64 statue di atleti e nello Stadio del Tennis 18, ognuna alta quattro metri, in marmo di Carrara. Di Morbiducci è soltanto il "Discobolo in riposo", una delle ultime statue ad essere collocata, nello Stadio dei Marmi, nel 1938, sei anni dopo l'inaugurazione ufficiale della struttura. In realtà, l' artista aveva partecipato al concorso iniziale, in cui scultori di tutte le regioni d'Italia sottoposero 127 bozzetti, ma soprattutto si era assunto il compito di realizzare le ultime statue commissionate ad Eugenio Baroni (1880-1935) - il pescatore con il rampone e quello con la rete, per lo Stadio del Tennis, ad esempio - di cui egli fu, artisticamente e operativamente parlando, ad un tempo l'erede e l'esecutore testamentario. Morbiducci realizzò anche il Monumento al Duca d'Aosta in Piazza Castello a Torino, per il quale Baroni aveva vinto il concorso ma che non poté terminare perché si ammalò e lascio a lui il testimone prima di morire. Per quasi tutti gli anni Trenta, dunque, Morbiducci disegnò corpi in pose atletiche, ben documentati nella mostra accanto ad alcuni bozzetti in gesso - tra cui quello del Bersagliere - e a due piccoli ma pregevoli bronzi dedicati a Romolo e Remo. "A matita, a carboncino, a sanguigna - osserva Cardarelli - lo scultore lavora per trasformare l'individualità dei suoi modelli in tipi ideali, alla ricerca di una tradizione italica che risulta sempre temperata dall'ideale classico e lontana dal disumanesimo culturista che trionferà alle Olimpiadi di Berlino del '36". Il suo segno più celebre a Roma resta il monumento davanti a Porta Pia, portato a termine nel 1932. Fu lo stesso Mussolini, che poi presenziò alla inaugurazione, a scegliere il bozzetto ritenendolo il più idoneo ad esprimere il carattere popolare del militare che corre. Nel 1939/40 lo scultore ottenne l' incarico per i Dioscuri ma riuscì a portare a termine l' esecuzione, sospesa per lo scoppio della guerra, solo nel 1956.
   

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