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Fotografia, la Tuscia di Roberto Salbitani

Fotografia, la Tuscia di Roberto Salbitani

Nell'ateneo di Viterbo l'occhio del maestro su luoghi e natura

ROMA, 14 dicembre 2019, 16:09

Redazione ANSA

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Raccontare la Tuscia in maniera fantastica e visionaria cogliendo forme, colori e fascino misterioso di vie cave, resti archeologici etruschi e medievali, abitazioni ipogee e ponti, con una puntata finale alla Torre di Chia dove Pier Paolo Pasolini si ritirava per meditare e scrivere nel suo ultimo periodo di vita. L' occhio di Roberto Salbitani, uno dei maestri della fotografia italiana, grande viaggiatore dalla fine degli anni Sessanta, si è soffermato per oltre dieci anni su territori, luoghi e natura di questo spicchio di Italia seguendo il ritmo di un ballo "lento e necessario". A darne conto sono gli scatti in bianco e nero, una quarantina di immagini stampate in formato circolare, esposti dal 17 dicembre al prossimo 20 gennaio a Santa Maria in Gradi, sede dell' Università della Tuscia, nella mostra 'Danzare la terra. La Tuscia antica dello sguardo'.
    La storia di Salbitani, padovano di 74 anni, è storia di viaggi come necessità fisiologica di movimento, intrecciata al bisogno di osservare, andando in profondità, di leggere al di là delle immagini. Capitoli fondamentali della sua ricerca sono diventati passaggi cruciali della cultura fotografica italiana, a partire dal lungo itinerario seguito attraversando le città italiane ed europee, raccontando nel libro ' La città invasa' (1978) lo spazio urbano, luogo per eccellenza della modernità, con le grandi trasformazioni degli anni Settanta. Negli ultimi anni l' autore si è mosso tra Roma e il territorio della Tuscia, coniugando l' attenzione per la metropoli e la provincia, la città eterna e l'entroterra viterbese, i segni visivi riconosciuti nell'immaginario globalizzato e la bellezza di tratti inediti e spesso nascosti, esplorando e cercando natura, forme e cultura oltre il confine della grande città, in un territorio dalla bellezza misteriosa. In questo scenario di luoghi arcaici, antiche necropoli e simboli misteriosi "il fotografare - dice l' autore - aiuta come un filo di Arianna sgualcito ma in grado talvolta di rischiarare la visuale dello spettatore accecato dalle sue stesse emozioni".
    La mostra ''Danzare la terra'' è la prima tappa del progetto "L'archivio sensibile" che Il Dipartimento di Scienze umanistiche, della comunicazione e del turismo (Disucom), diretto dal prof. Giovanni Fiorentino, ha pensato offrendo uno spazio per ricevere, conservare e valorizzare la produzione fotografica contemporanea che nel tempo si aggiungerà per arricchire la raccolta. Salbitani è il primo fotografo ad inaugurare il progetto donando una trentina di stampe fotografiche vintage, parte delle quali riguardano appunto la Tuscia Viterbese, che andranno a costituire il primo nucleo di un archivio fotografico dedicato alla fotografia contemporanea e alla Tuscia. Il giorno dell' inaugurazione, alla presenza dell' autore, alle 11:30 nell' Aula Magna dell' Università della Tuscia, presente l' autore, interverranno il Rettore Stefano Ubertini; il sindaco di Viterbo Giovanni Arena; e l' archeologa Marina Micozzi, e docente dell' ateneo. "Archivio sensibile/la fotografia per la Tuscia - spiega Fiorentino - punta ad accogliere collezioni, archivi e frammenti fotografici locali del XIX e XX secolo Inizialmente l'attenzione si concentrerà sull'opera di fotografi contemporanei che hanno lavorato a Viterbo e nel territorio della Tuscia e dell'alto Lazio. L' obiettivo più generale è raccogliere tasselli indispensabili per costruire una mappa del patrimonio fotografico nazionale evitandone così la sua dispersione".
   
   

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