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Gli accordi Ue piacciono a mondo del vino, spingono export

Federvini e Uiv compatti, con Ceta ed Epa mercato più ampio

VERONA ANSAcom

A wine2wine, forum sul business del vino promosso da Vinitaly alla Fiera di Verona, emerge un desiderio di sintesi nella filiera e un apprezzamento per gli scenari internazionali consolidati in importanti mercati di sbocco dagli accordi bilaterali tra l'Unione europea col Canada (Ceta) e quello più recente, in vigore dal primo febbraio scorso, col Giappone (Epa).

Secondo Sandro Boscaini, presidente Federvini,''con gli accordi bilaterali della Ue col Canada e col Giappone l'export italiano è un seme che trova un terreno arato. Davanti alle incognite Brexit e dazi Usa urge allargare il mercato. Si tende spesso a cercare di nuotare nella piscina più grande: quei cinque Paesi (Usa, Uk, Germania, Giappone, e Svizzera) che assorbono il 75% delle nostre vendite all'estero e che manifestano una fase problematica in tre casi su cinque. Ma, a volte, anche una piccola piscina può dare ristoro quando fa troppo caldo. Bene dunque la diversificazione dei mercati.

Tuttavia, senza un lavoro unitario nella Cabina di regia della filiera vitivinicola morde sempre di più la concorrenza di paesi terzi, come il Cile e Stati Uniti, che hanno un marketing semplificato. La priorità - ha detto ancora l'imprenditore veneto, Boscaini - è conservare e anzi far crescere il valore del prodotto. Ci sono nostre denominazioni che arrivano sugli scaffali della grande distribuzione estera a prezzi che portano quasi discredito al made in Italy. Con la Francia scontiamo troppa differenza sui listini riconosciuti ai nostri vini''.

Per mister Prosecco Doc, Stefano Zanette, qui nel ruolo di vice presidente Federdoc, ''abbiamo bisogno di semplificare. Con 526 denominazioni non riusciamo a fare una promozione efficace''. In Italia, ha sottolineato il presidente di Unione Italiana Vini Ernesto Abbona, ''siamo ricchi di diversità ma è difficile comunicare e far tesoro di questa varietà in ambiti territoriali diversi. Oggi sarebbe sciocco negare questa gamma di diversità, ma promuovere tutto e ovunque è parimenti sciocco. E non abbiamo né i fondi né le risorse. Bisogna dunque scegliere di promuovere all'estero quei prodotti con una base consolidata. E' facile semplificare se si esce dalla logica del campanile. In questa ottica ci dobbiamo credere alla Cabina di regia di filiera annunciata dalla ministra Bellanova, e al Tavolo del vino di promozione, un tempo al Mise ora alla Farnesina insieme a Ice Agenzia. Dobbiamo imparare in questo dai francesi - ha proseguito l'imprenditore barolista - che sono colbertiani fino al collo con la loro classificazione piramidale, eppure non si presentano nel mondo come sovranisti. Qui vediamo le piccolezze, quando invece dobbiamo imparare a pensare in grande e a lungo termine, e a fare squadra''.

Da parte sua, ''un Vinitaly sempre più globale e digitale accompagnerà questo percorso di crescita del vino Made in Italy'' ha detto il presidente di Veronafiere Maurizio Danese. ''E in un mondo a geografie variabili - per il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani - fanno bene le imprese a guardare con favore al Ceta e all'Epa. Ora in Cina dobbiamo andare più decisi e incisivi, mentre le aziende italiane arrivano spesso impreparate. Da qui l'invito a lavorare insieme per Wine to Asia 2020, prima fiera organizzata a Shenzhen, in Cina''.

Sul fronte istituzionale, ha detto la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova in un messaggio di saluto a wine2wine, ''la Cabina di regia permanente per il vino al Mipaaf deve diventare il luogo dove progettare il futuro di questa filiera strategica''. Con l'Ice, ha concluso Anna Flavia Pascarelli, dirigente dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, ''pronta a raccogliere questo desiderio di sintesi e di unitarietà del mondo del vino''.

In collaborazione con:
Verona Fiere

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