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Italmopa, farina non mancherà ma non si sa quanto costerà

Non essendo autosufficienti importiamo il 65% del grano tenero

Redazione ANSA ROMA

La farina non mancherà, il punto è che non sappiamo quanto costerà nel prossimo futuro. E' il messaggio lanciato da Italmopa, l'associazione dell'industria molitoria, al Sigep, il Salone della Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè di Rimini, in un convegno organizzato dal Gruppo Lievito da zuccheri di Assitol per fare il punto con i rappresentanti della filiera bakery pronti a fare squadra contro la crisi economica. "Non essendo autosufficienti importiamo il 65% del grano tenero", ha spiegato l'imprenditore Giorgio Agugiaro rappresentante di Italmopa, nel ricordare che nel 2022 si è registrato un ulteriore calo produttivo del 15%.

Da qui la necessità di investire sull'agricoltura di precisione, anche per contrastare siccità e cambiamento climatico. Insieme alla burocrazia, secondo l'imprenditore, è la logistica l'altro punto dolente, "avendo il fiume Po dove si concentra tanta parte dell'attività molitoria, non si riesce a sfruttare questa idrovia per il trasporto delle merci; per non parlare dei treni, alla base della logistica del grano tenero".

La crisi ha colpito in modo differente le imprese del mondo del pane, compreso quello dei lieviti, che ogni anno movimenta 60 mila tonnellate di prodotto. "Il nostro settore - ha sottolineato Pietro Grechi rappresentante del Gruppo Lievito - ha sofferto soprattutto il caro-energia e l'approvvigionamento delle materie prime. Il lievito si moltiplica grazie a sostanze come l'azoto e il fosforo, il cui reperimento è quasi impossibile. Non ci interessa il solito piagnisteo ma far capire quanto è duro lavorare senza programmazione, navigando a vista alla ricerca di soluzioni" Quanto, infine ai panificatori, per Matteo Cunsolo, presidente di Assopanificatori Milano è tempo di rivedere l'approccio al mercato. "Il mondo è cambiato - ha ricordato - siamo più social, compriamo ovunque e da chiunque. E' vero che oggi si mangia meno pane rispetto agli anni '80, ma i consumi dei prodotti da forno sono aumentati.

L'offerta deve essere più varia e articolata". In questo quadro, la Grande Distribuzione non è da considerarsi un nemico. "Loro fanno il loro lavoro, siamo noi panificatori che dobbiamo interpretare al meglio i desideri di chi si avvicina al pane".

(ANSA).

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