Dopo gli appelli dei comitati
spontanei e lo stop di alcuni ristoratori, la battaglia contro
la pesca del riccio di mare in Sardegna sbarca su internet con
una petizione on line sulla piattaforma charge.org per chiedere
ai ministri delle Politiche agricole e dell'Ambiente e
all'assessore regionale dell'agricoltura una moratoria di tre
anni, monitoraggi marini e provvedimenti di sostegno ai
pescatori temporaneamente impossibilitati alla pesca. "Il riccio
di mare (Paracentrotus lividus) è in via di rapida rarefazione,
in particolare nei mari sardi a causa del pesante prelievo a
fini gastronomici, tant'è che sempre più ristoratori,
giustamente, li escludono dai propri menù - sostiene Stefano
Deliperi del Gruppo di intervento giuridico - Imperversa, poi,
il prelievo abusivo e non si contano i sequestri da parte delle
Forze dell'ordine. Sono ancora allo stadio sperimentale gli
allevamenti, ma la situazione è davvero grave e necessita forti
misure di salvaguardia".Sul banco degli imputati, per gli
ambientalisti, c'è la Regione: "Infatti, l'attuale assessora
regionale dell'agricoltura Gabriella Murgia, con il proprio
decreto del 24 ottobre, autorizza la raccolta di 2 mila ricci al
giorno per ogni pescatore professionista dall'1 novembre fino al
15 aprile 2020, incurante delle richieste di moratoria
provenienti da più parti, fra cui le amministrazioni comunali di
Sant'Antioco, Calasetta, Portoscuso. Eppure riconosce che le
popolazioni del riccio presenti nei mari della Sardegna sono in
'forte sofferenza".
Secondo i calcoli del Grig, "ai soli 182 pescatori
professionali subacquei (dati 2018) sarebbe consentito
raccogliere ben 364.000 ricci al giorno, cioè 2.184.000 alla
settimana, più di 8.730.000 al mese, quasi 50 milioni
nell'intera stagione di pesca. A questi numeri sarebbe
necessario sommare quelli derivanti dalla pesca professionale
marittima, dalla pesca sportiva/ricreativa e quelli,
completamente incontrollabili, derivanti dalla pesca abusiva",
concludono gli ambientalisti.
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