(ANSA) - ROMA - Da sempre l'uomo si è curato con le erbe; la chimica è arrivata in campo medico solo nel 19/mo secolo.
Oggi si punta a superare la frontiera tra nutrizione e salute attraverso la disciplina della nutraceutica che in Italia genera già un giro d'affari di 3 miliardi di euro l'anno, e sta offrendo un volano per lo sviluppo dell'agricoltura e della filiera agroalimentare. "L'utilizzo di derivati ottenuti non da sintesi chimica ma da prodotti di origine naturale - ha detto Stefano Bianchi, presidente di ForAgri (Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua in agricoltura) in un incontro alla Stampa estera - comporta la coltivazione delle materie prime necessarie. Lo sviluppo di questo settore può quindi creare un incremento della richiesta di questi prodotti alle nostre aziende agricole, favorendo tecnologie e metodi più rispettosi dell'ambiente e in generale una maggiore attenzione alla sostenibilità".
Il presidente di Aboca Valentino Mercati sottolinea che "l'Italia è al secondo posto nel mondo, alle spalle solo degli Stati Uniti, per offerta. Stiamo insegnando a mezzo mondo a mangiare bene, ora dobbiamo puntare alla prevenzione, convinti che il medico del futuro darà meno medicine e guiderà i pazienti a nutrirsi avendo cura di sé e attraverso i frutti di un'agricoltura sostenibile".
Per Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bf spa, il colosso agricolo e hub dell'innovazione con 7mila ettari di terreni a Cortona, Ferrara e in Sardegna, "la strada è una ragionata ma drastica riduzione della chimica nei campi e nei contenitori di cibo. Sono convinto - ha detto - che la filiera della nutraceutica, come quella alimentare vince solo se tutti gli attori scelgono il denominatore comune del benessere del consumatore. Nel Piano industriale Bf - ha annunciato Vecchioni - guarderemo alla nutraceutica, non solo come scelta etica ma dare valore all'agricoltura".(ANSA).