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Brexit alle battute finali, pesa incertezza sulle future relazioni commerciali

Confagri, necessaria proroga periodo transitorio. Cia, si acceleri su accordo libero scambio

Redazione ANSA

La Brexit è alle battute finali. Nel pomeriggio del 29 gennaio è in programma il voto del Parlamento europeo sull'accordo di recesso del Regno Unito dalla Ue, a cui farà seguito l'adozione con procedura scritta da parte del Consiglio. E dal primo febbraio, il Regno Unito sarà un Paese terzo. Da qui in poi Unione europea e UK avvieranno formali negoziazioni per definire lo scenario che si andrà a delineare a partire dal 1 gennaio 2021. Ma pesa sulle future relazioni commerciali un clima di grande incertezza.

Di fatto, osserva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, "non ci saranno difficoltà nella circolazione delle merci, ma è troppo breve il tempo a disposizione per negoziare un approfondito accordo commerciale in linea con i contenuti della dichiarazione politica che accompagna l'accordo di recesso".
Giansanti sottolinea poi che "una proroga del periodo transitorio risulta assolutamente necessaria. Ipotesi che, al momento, è esclusa dal Regno Unito". "Senza un accordo sulle future relazioni commerciali, a partire dal 1° gennaio 2021, ci sarebbe - incalza - il ripristino dei controlli doganali e l'applicazione dei dazi previsti dall'Organizzazione mondiale del commercio sui prodotti agroalimentari. A tutti gli effetti, una 'hard Brexit' differita. In aggiunta, non sarebbe più assicurata sul mercato britannico nessuna tutela alle indicazioni geografiche protette". L'organizzazione agricola ricorda che "durante il periodo transitorio, che si concluderà alla fine di quest'anno, il Regno Unito continuerà sostanzialmente ad applicare le normative dell'Unione". Si segnala inoltre che "il negoziato dovrebbe chiudersi entro l'estate prossima, per consentire alle assemblee parlamentari la ratifica dell'intesa".

Il Regno Unito è il quarto Paese più importante per l'export italiano di cibo e bevande con un valore di 3,4 miliardi e una crescita del 2% lo scorso anno (+8% del solo settore lattiero-caseario), aggiunge la Confederazione Italia Agricoltori che chiede all'Europa un'accelerazione sull'accordo di libero scambio con un "rapido e dettagliato negoziato". "Sappiamo bene che un anno non basterà, per questo - ha detto il presidente nazionale, Dino Scanavino - Cia sta lavorando comunque per fornire alle imprese gli strumenti utili a comprendere e gestire il cambiamento. Ad ogni modo è fondamentale che l'Europa resti protagonista di un rapporto privilegiato con il Regno Unito, perché si raggiunga un accordo sui punti cardine a partire, come sostiene anche la Commissione europea, dal mantenimento degli standard di qualità sui prodotti, anche se l'obiettivo finale rimane un'intesa senza tariffe e quote".

"E' necessario evitare qualsiasi tensione e, nonostante i pochi mesi per definire i dettagli dell’accordo, riuscirci sarà essenziale tanto per l’economia italiana - la Gran Bretagna infatti rappresenta il 4° mercato per il nostro Paese - quanto per i consumatori inglesi”, secondo Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare.

La Gran Bretagna, commenta Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, "produce poco più del 50% dei prodotti alimentari che consuma, una Brexit no-deal porterebbe un aumento dei prezzi per i generi alimentari anche del 20% costringendo il paese d'Oltremanica a far fronte a una profonda inflazione". Fra i prodotti in cima alle importazioni UK, infatti, figurano frutta, verdura, carne, cereali, prodotti freschi e uova, olio e zucchero.

 

 

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