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Le galassie più grandi mangiano le più piccole

Le galassie più grandi mangiano le più piccole

Lo dimostrano le stelle inglobate dalla Grande Nube di Magellano

19 ottobre 2021, 13:00

Redazione ANSA

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L’ammasso stellare NGC2005 nella Grande Nube di Magellano (fonte: A. Mucciarelli/Università di Bologna/INAF) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ammasso stellare NGC2005 nella Grande Nube di Magellano (fonte: A. Mucciarelli/Università di Bologna/INAF) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ammasso stellare NGC2005 nella Grande Nube di Magellano (fonte: A. Mucciarelli/Università di Bologna/INAF) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le galassie crescono ‘mangiando’ quelle più piccole: questo vale non solo per le galassie più grandi che inglobano le loro galassie satellite, ma anche per le stesse galassie satellite che sono in grado di attirare e inglobare galassie ancora più piccole in orbita attorno a loro. Lo dimostra per la prima volta uno studio pubblicato su Nature Astronomy e guidato da ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Grazie a osservazioni ad alta risoluzione prodotte dal Very Large Telescope dell’Osservatorio europeo meridionale (Eso) e dal telescopio Magellano dell’Osservatorio di Las Campanas, gli studiosi hanno analizzato la composizione chimica di undici antichi ammassi stellari individuati all’interno della Grande Nube di Magellano, la più grande galassia satellite della Via Lattea. Così, nell'ammasso denominato NGC2005, hanno scoperto stelle con caratteristiche nettamente diverse da quelle degli altri. “Le caratteristiche chimiche di NGC2005 mostrano chiaramente la natura distinta di questo ammasso, che deve aver avuto origine in una galassia nella quale le stelle nascono molto più lentamente rispetto a quanto avviene nella Grande Nube di Magellano. A dare origine a questo ammasso stellare - spiega Davide Massari, ricercatore dell’Inaf di Bologna, tra gli autori dello studio - deve essere stata quindi probabilmente una piccola galassia satellite della Grande Nube di Magellano, che è stata in seguito inglobata al suo interno”. L’ipotesi è che fosse “una galassia nana sferoidale simile a quelle che possiamo osservare anche oggi all’interno del Gruppo Locale, l’insieme di galassie di cui fa parte anche la Via Lattea”, precisa il primo autore dello studio Alessio Mucciarelli, professore dell’Università di Bologna e associato Inaf.

Quello di NGC2005 è l’unico caso finora scoperto nel campo delle galassie nane grazie all’analisi della composizione chimica. I risultati ottenuti confermano così l’ipotesi che i processi di formazione delle galassie sono simili a tutti i livelli, aprendo la strada a nuove possibilità per lo studio di queste dinamiche anche oltre i confini della Via Lattea.

 

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