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Da Interstellar all'occhio di Sauron, i look dei buchi neri

Da Interstellar all'occhio di Sauron, i look dei buchi neri

L'evoluzione dagli anni '70 a oggi, passando per il cinema

11 aprile 2019, 18:24

Redazione ANSA

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Il fermoimmagine di un video prodotto nel 1991 per la tv francese (fonte: JA Marck/JP Luminet) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il fermoimmagine di un video prodotto nel 1991 per la tv francese (fonte: JA Marck/JP Luminet) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il fermoimmagine di un video prodotto nel 1991 per la tv francese (fonte: JA Marck/JP Luminet) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Su Twitter e Facebook è stata paragonata all'occhio di Sauron del Signore degli Anelli, la prima immagine diretta dell'orizzonte degli eventi di un buco nero: rivelata dal progetto internazionale Event Horizon Telescope (Eht), rappresenta l'ultimo cambio di 'look' dei misteriosi buchi neri, che proprio per la loro invisibilità hanno solleticato per decenni l'immaginazione di astronomi, fisici e perfino registi cinematografici.

Tra i primi a cimentarsi nell'impresa di rappresentare questi oggetti esotici, alla fine degli anni Settanta, fu l'astrofisico francese Jean-Pierre Luminet dell'Osservatorio di Parigi-Meudon, che sfruttando le sue conoscenze di matematica elaborò la prima simulazione al computer di un buco nero, usando la scheda perforata del computer IBM 7040: riportò poi a mano i dati ottenuti disegnando migliaia di puntini neri su un foglio bianco, e ne produsse un'immagine fotografica negativa.
Il risultato, un po' sfocato, mostrava come doveva apparire un disco piatto di materia in procinto di cadere nel buco nero.


La prima simulazione di un buco nero elaborata nel 1979 da Luminet (fonte: JP Luminet)

 

Negli anni Novanta Luminet si lanciò anche in una serie di animazioni che riproducevano il movimento della materia attorno al buco nero, ma "la comunità scientifica considerò queste simulazioni come un gioco senza capire quale sarebbe stata la loro futura importanza", spiega lo stesso astrofisico sul sito della rivista Science.


Simulazione di un buco nero non rotante con il disco di accrescimento visto da più angolazioni (fonte: JA Marck/JP Luminet)

 

La svolta pop è arrivata nel 2014 con il film 'Interstellar' del regista Christopher Nolan, che ha ricevuto molti elogi per la ricostruzione di un buco nero basata proprio sugli studi di Luminet e realizzata in collaborazione con il premio Nobel per la fisica Kip Thorne, del California Institute of Technology (Caltech).


Il buco nero del film Interstellar (fonte: O. James et al. 2015, Class. Quantum Grav., IOP Publishing)

 

Quella che appariva nel film, comunque, era una versione del buco nero volutamente semplificata ed esteticamente adattata al grande schermo. Lo stesso Luminet l'ha definita "geometricamente valida, ma sbagliata dal punto di vista fisico, perché trascura le proprietà fisiche del disco di accrescimento e l'effetto Doppler".

 L'ultimo cambio di look dei buchi neri risale al 2016, grazie agli studi dell'astrofisico Alain Riazuelo che ritraggono buchi neri quiescenti, senza disco di accrescimento. Questo restyling è comparso anche nelle immagini usate dalle collaborazioni Ligo e Virgo, quando hanno pubblicato la prima osservazione diretta delle onde gravitazionali prodotte dalla fusione di due buchi neri.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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