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Addio a Kepler, il più celebre cacciatore di pianeti

Addio a Kepler, il più celebre cacciatore di pianeti

Ha scoperto 2.600 mondi alieni, ma ora ha esaurito il carburante

31 ottobre 2018, 12:26

Redazione ANSA

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Rappresentazione artistica del telescopio spaziale Kepler (fonte: NASA/Wendy Stenzel/Daniel Rutter) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica del telescopio spaziale Kepler (fonte: NASA/Wendy Stenzel/Daniel Rutter) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica del telescopio spaziale Kepler (fonte: NASA/Wendy Stenzel/Daniel Rutter) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Addio al più celebre cacciatore di pianeti: dopo 9 anni di attività nella quale ha regalato risultati straordinari il telescopio spaziale Kepler della Nasa va in pensione perché ha esaurito le sue riserve di carburante. Lascia un'eredità grandissima, con la scoperta di oltre 2.600 pianeti esterni al Sistema Solare e di altri 2.900 possibili mondi alieni, che potrebbero essere confermati da osservazioni successive.

"Kepler è stata la prima missione a caccia di pianeti della Nasa e ha aperto la strada alla ricerca della vita oltre il Sistema Solare", ha rilevato Thomas Zurbuchen, del Direttorato delle missioni scientifiche della Nasa. "Quando abbiamo concepito questa missione, 35 anni fa, non conoscevamo alcun pianeta esterno al Sistema Solare", ha detto il responsabile della missione, William Borucki, del Centro di ricerca Ames della Nasa.

"Abbiamo dimostrato - ha aggiunto - che ci sono più pianeti che stelle nella Via Lattea, che molti somigliano alla Terra" e che alcuni di essi "sono alla giusta distanza dalla stella per ospitare acqua liquida, una condizionale favorevole alla vita". In base ai dati di Kepler gli astronomi calcolano che circa il 50% delle stelle visibili nel cielo possa ospitare pianeti simili al nostro. Lanciato il 6 marzo 2009, Kepler ha osservato oltre 530.000 stelle nelle costellazioni del Cigno e della Lira.

Cercava i pianeti con la tecnica dei transiti, basata sull'analisi della variazione della luminosità della stella dovuta al passaggio di un pianeta contro il suo disco, e con la tecnica della lente gravitazionale, un effetto per il quale una galassia massiccia distorce la luce proveniente da un altro oggetto posto alle sue spalle e la amplifica, permettendo di osservarlo. Inizialmente la missione era stata programmata per tre anni e mezzo, ma grazie ai suoi successi era stata prolungata fino al 2016. Tuttavia nel 2013 un guasto aveva fatto temere il pensionamento anticipato. Riparato nel 2014, Kepler era tornato in attività con una nuova vita, nella missione chiamata K2.

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